martedì 17 maggio 2016

ADOLESCENTI AUTISTICI: QUALI LE RISORSE, I PROBLEMI E LE SFIDE?

http://www.stateofmind.it/2016/04/adolescenti-autistici-sfide/

ADOLESCENTI AUTISTICI: QUALI LE RISORSE, I PROBLEMI E LE SFIDE?

Molti dei conflitti interni e dei problemi degli adolescenti autistici sono, in fondo, fatti della stessa pasta di quelli di tutti gli adolescenti.

Scopo di questo articolo è la sensibilizzazione sull’ autismo, con particolare attenzione agli adolescenti autistici, dando così importanza alla fascia d’età più difficile nell’arco dello sviluppo di ogni individuo.
Una patologia eterogenea: autismo o autismi?
disturbi dello spettro autistico (Autism Spectrum Disorder, ASD) hanno esordio nei primi anni di vita e sono caratterizzati clinicamente da compromissioni qualitative delle interazioni sociali, della comunicazione e da un repertorio limitato, stereotipato e ripetitivo di interessi e attività (Venuti, 2012).
Oltre a queste caratteristiche di base, sono comuni una serie di altri problemi di comportamentali come: ansia, depressione, disturbi del sonno e dell’alimentazione, problemi di attenzione, collera, aggressività e autolesionismo.
Leo Kanner (1943) e Hans Asperger (1944) sono stati i primi ad utilizzare il termine autismo (dal greco autos, cioè io stesso) nell’ambito della psicopatologia dello sviluppo, rifacendosi a Eugen Bleuer che, nel 1911, definì con questo termine un sintomo e una modalità comportamentale caratteristica della schizofrenia e indicante la perdita di contatto con la realtà e con la polarizzazione di tutta l’attività mentale sul mondo interiore.
Nonostante siano passati più di 70 anni dall’individuazione delle caratteristiche tipiche dell’autismo da parte di Leo Kanner (1943) sono presenti ancora delle incertezze riguardo a questo disturbo. Come riportato anche da Dawson (2008), durante i tre decenni passati, le concettualizzazioni dei disturbi dello spettro autistico sono cambiate drammaticamente.
In passato l’ autismo era considerato come un disturbo estremamente sfavorevole, ora, i rapidi progressi nel campo delle neuroscienze, della psicopatologia, della neurobiologia, della genetica e dell’analisi del comportamento applicata, hanno contribuito a dare un’impronta meno negativa a tale disturbo. Ciò ha permesso che, le persone affette dadisturbi dello spettro autistico fossero maggiormente seguite ed aiutate, consentendo un miglioramento della qualità della loro vita (Dawson, 2008). Nonostante non si possa guarire dall’autismo, è possibile riscontrare che alcuni soggetti, nel corso del tempo, non manifestano più quella tipologia comportamentale che li conduce alla diagnosi, oppure che nell’ambito dello spettro autistico diminuisce nel tempo la gravità della sintomatologia (Venuti, 2011).
Per comprendere meglio questa psicopatologia, di seguito sarà elencata una sintesi dei criteri diagnostici del DSM-5 per l’ autismo. Il Disturbo dello Spettro Autistico deve soddisfare i criteri A, B, C e D (APA, 2014):
  • A. Deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale in diversi contesti, non spiegabile attraverso un ritardo generalizzato dello sviluppo;
  • B. Pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi;
  • C. I sintomi devono essere presenti nella prima infanzia (ma possono non diventare completamente manifesti finché le esigenze sociali non oltrepassano il limite delle capacità).
  • D. L´insieme dei sintomi deve limitare e compromettere il funzionamento quotidiano.
Il DSM-5 definisce inoltre 3 livelli di gravità, secondo cui è necessario un supporto (livello 1), che può essere anche significativo (livello 2) o molto significativo (livello 3).
Nel DSM-5 si passa quindi ad una visione a spettro, in modo da incentivare e diversificare la ricerca di sottogruppi specifici senza il bias delle etichette diagnostiche.
Ma è bene precisare che i soggetti che, con il DSM-IV TR avrebbero ricevuto una diagnosi di disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (DPS-NAS) non rientrerebbero neidisturbi dello spettro autistico secondo la classificazione diagnostica del DSM-5. Questi soggetti, come anche le persone con una sindrome di Asperger, talvolta, non presentano problematiche nelle relazioni sociali a livello base, ma emergono delle difficoltà quando giunge il momento di instaurare delle interazioni più complesse.
disturbi dello spettro autistico non hanno una maggiore epidemiologia in luoghi geografici o etnie ma presentano una prevalenza di genere: i maschi sono colpiti maggiormente rispetto alle femmine, con un rapporto di 4:1. Le stime degli Stati Uniti (nel 2012) indicano una prevalenza di unbambino con disturbo dello spettro autistico su 88. In Italia non vi sono delle stime di prevalenza a livello nazionale ma dati su sistemi informativi regionali. In Piemonte, per esempio i casi sono circa 1:270. La maggiore definizione dei criteri di diagnosi con procedure standardizzate, implica un incremento dei casi di autismo negli ultimi anni e una conseguente discordanza nelle stime di prevalenza.
Nei disturbi dello spettro autistico il livello di intelligenza o il ritardo mentale del soggetto costituiscono un aspetto importante per improntare un adeguato intervento terapeutico. Oltre al calcolo generale del quoziente di intelligenza è necessario analizzare il profilo cognitivo del soggetto, valutandone tutti i processi cognitivi e l’omogeneità o la disomogeneità dei punteggi delle varie aree indagate. Il livello di funzionamento cognitivo nei soggetti con ASD viene spesso suddiviso in basso funzionamento se il QI è inferiore a 70 e alto funzionamento se il QI è superiore a 70.

Le interazioni con gli individui

Le persone con autismo tendono ad assumere un atteggiamento mentale di chiusura in se stesse e a dirigere verso l’esterno un’attenzione unitaria se non addirittura monolitica (monotropismo). Essere monotropici in un mondo politropico – vale a dire in un mondo in cui le persone utilizzano molteplici canali di comunicazione, affrontano compiti molto diversi tra loro e possono dividere la loro attenzione tra più interessi diversi – può dare origine a numerosi problemi (Lawson, 2005).
Nonostante la loro chiusura e il loro apparente disinteresse per le persone che li circondano, isoggetti con autismo mostrano un grande bisogno di stare con gli altri, che però deve essere soddisfatto in maniera strutturata e adeguata. L’ autismo non può essere adattato alle condizioni della normale socialità. E’ semmai il mondo che deve adattarsi a tale modo di essere, rispettarne le singolari caratteristiche, l’enigmatica e paradossale richiesta che rivolge. L’interazione dellepersone con autismo richiede contesti adatti (Ballerini et al., 2006).
Forse è difficile pensare che molti dei conflitti interni e dei problemi degli adolescenti autistici sono, in fondo, fatti della stessa pasta di quelli di tutti gli adolescenti (Venuti, 2012). Così, anche gli adolescenti autistici, come tutti gli adolescenti, hanno la necessità di staccarsi dal nucleo famigliare, pur avendolo come riferimento, avere delle amicizie e dei luoghi in cui si possa divertire e coltivare i propri interessi.
Il supporto da fornire ad adolescenti autistici dovrebbe tradursi in un aiuto a costruire e utilizzare gli appigli necessari per scalare la difficile ma affascinante parete della crescita (la stessa dei loro coetanei), facendoli arrivare più in alto possibile (Venuti, 2012).

La sessualità vista dagli adolescenti autistici

Tutti noi apparteniamo a un genere sessuale, a prescindere dalle nostra abilità, disabilità, patologie. La sessualità fa parte della vita di ognuno di noi, comprende la sfera biologica, psicologica, sociale, emozionale e dei valori di ciascuno di noi. La sessualità inizia da noi e si estende alle nostre relazioni con gli altri (Lawson, 2005).
E’ difficile per la società interpretare la sessualità espressa dagli adolescenti autistici, perché non sono in possesso degli strumenti giusti per far in modo che sia compresa da tutti gli individui.
Come ogni coetaneo, anche gli adolescenti autistici, devono imparare a gestire i propri sentimenti in modo raffinato, inibendone alcuni, temporeggiando su altri, moderando la propria impulsività, esprimendo qualcosa senza sbilanciarsi troppo (Vianello, 2004)
Al pari di molte altre abilità e conoscenze, anche quelle relative alla sfera affettiva e della sessualità devono essere apprese in modo sistematico dagli adolescenti autistici, ossia apprese in modo individualizzato, strutturato e basandosi su strategie educative concrete, che riducano il più possibile l’utilizzo del linguaggio verbale.
Al contrario possono essere di grande utilità i supporti visivi, come fotografie, illustrazioni, video (AA.VV., Erickson, 2015). Le modalità dell’educazione devono essere adeguate non all’età anagrafica ma allo sviluppo reale delle persone (non va dimenticato che quelle con disturbi autisticipresentano spesso ritardi nello sviluppo), ai loro interessi, alle loro motivazioni e ai loro specifici bisogni (Lawson, 2005). Secondo l’Americal Psychological Association (APA), l’ adolescenza è il periodo che sostanzialmente copre l’intervallo di tempo che intercorre tra i 10 e i 18 anni d’età. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) suggerisce di estendere il range fino ad includere i 20 anni (Albiero, 2012). Questo range non può essere considerato per ragazzi e adolescenti autistici, in quanto molte tappe delle sviluppo possono non essere rispettate.
Oltre ad essere vergognosa, la sessualità nella disabilità viene trattata non come una espressione legittima bensì come un comportamento problematico, senza considerare che l’aspetto problematico è quello legato al sistema di regole sociali in cui la persona con difficoltà severe è immersa, su cui nessuno è stato in grado di passarle le corrette informazioni (Reynolds, 2014).
Il compito delle famiglie e dei servizi specialistici si estrinseca in tal senso. In primis devono preparare gli individui adolescenti autistici ai cambiamenti fisiologici che avverranno nel loro corpo. Inoltre va insegnato loro il discernimento tra sfera pubblica e privata, e di come determinate azioni come l’autostimolazione del genitali siano da attuare unicamente in una condizione di intimità che si può riscontrare solo in un contesto intimo e privato. La difficoltà di relazione, di empatia nei confronti di altri soggetti, di comprensione della situazione può condurre ad una inadeguata comprensione di ciò che è pubblico è ciò che è strettamente privato, ciò potrebbe esitare, in alcuni soggetti nel compiere atti di masturbazione in contesti non adeguati.
Offrire alle ragazze e donne autistiche le conoscenze sulla sessualità e le opportunità di crearsi delle amicizie e migliorare il più possibile la comunicazione e le abilità sociali ridurrà la probabilità che subiscano abusi o sfruttamento sessuale (Reynolds, 2014). Indipendentemente da ciò che i genitori possano aspettarsi, le adolescenti autistiche con difficoltà severe andranno educate alla comprensione del suo ciclo mestruale che si ripeterà con cadenza mensile, andrà formata sull’educazione sessuale e sulle malattie sessualmente trasmissibili.

Adolescenti autistici: la sfida delle famiglie

In passato vi era l’erronea concezione che l’ autismo fosse causato dall’inadeguatezza delle cure parentali e dalla freddezza affettiva delle madri. In La fortezza vuota, Bruno Bettheleim (1967) definì le madri degli autistici madri frigorifero e i bambini simili a fortezze vuote, concetto ampiamente superato.
I bambini con disturbi dello spettro autistico pongono spesso notevoli sfide comportamentali per i loro genitori e gli altri membri della famiglia (McConachie & Diggle, 2006). Infatti, quando a un bambino viene diagnosticato un disturbo dello spettro autistico è indispensabile un intervento sull’ambiente familiare: tutta la situazione necessita di un’adeguata ristrutturazione e ricomposizione. Impartire adeguate competenze ai genitori è un modo per ampliare la qualità e la disponibilità di servizi per i bambini e adolescenti autistici.
L’inclusione dei genitori come fornitori di trattamento per i propri figli è ormai considerato una componente essenziale dell’intervento nell’autismo (National Research Council, 2001, citato da Vismara et al., 2009). L’importanza del ruolo dei genitori come collaboratori e mediatori nell’interazione è stato introdotto da Eric Shopler nel 1960, il quale ha dimostrato che i genitori che mostrano livelli più elevati di sincronizzazione e risposte contingenti durante l’interazione hanno bambini con disturbi dello spettro autistico che sviluppano capacità comunicative superiori (Dawson, 2008).
Anche ricerche condotte negli ultimi decenni nell’ambito della psicologia dello sviluppo e della psicopatologia hanno evidenziato il ruolo centrale delle relazioni genitoriali nello sviluppo del bambino (Venuti, 2012) e l’importanza della qualità dell’interazione con i genitori per lo sviluppo psichico dei figli.
I programmi di intervento mediati dai genitori sono raccomandati nei bambini con disturbi dello spettro autistico ma anche nei casi di adolescenti autistici, poichè sono interventi che possono migliorare la comunicazione sociale e i comportamenti problema, aiutare le famiglie a interagire con i loro figli, promuovere lo sviluppo e l’incremento della soddisfazione dei genitori, del loro empowerment e benessere emotivo (LG ISS, 2011).
Gli interventi in cui si lavora sull’interazione tra i genitori e i figli con un disturbo dello spettro autistico consentono ai genitori di avere un supporto costante e favoriscono la modifica delle modalità di approccio relazionale da parte dei genitori, in linea con le caratteristiche “atipiche” del figlio, per convivere e rapportarsi con lui.
Lo scopo non è quello di impartire al genitore delle nuove tecniche per come relazionarsi con il figlio ma piuttosto di ampliare le capacità e che già egli possiede. In questo senso, una delle funzioni principali del terapeuta è quella di mostrare al genitore, attraverso la propria interazione con il bambino, le modalità che hanno successo e quelle destinate al fallimento (Venuti, 2012). Inoltre, i genitori che si pongono come fornitori dell’intervento ai propri figli spesso riferiscono ridotti sentimenti di depressione, stress, un maggior senso di responsabilizzazione e ottimismo circa la propria capacità di influenzare lo sviluppo del loro bambino (Vismara et al., 2009).
Gianluca Nicoletti, padre di Tommy, nel suo romanzo Una notte ho sognato che parlavi, racconta le difficoltà quotidiane di essere genitore di un ragazzo autistico:
Eppure i padri e le madri fanno di tutto per avere quell’individuo speciale sempre addosso, sono terrorizzati dall’idea di doversene separare, è come se fosse per loro un figlio e un fratello siamese allo stesso tempo. L’autistico diventa così la clausola indissolubile di un contratto fatale, da noi mai lucidamente sottoscritto, ma che che ci impone di dovercelo tenere accanto per ogni istante della vita.
Quando il figlio inizia a crescere, hanno origine nei genitori tutte le paure relative a cosa succederà quando loro non ci saranno più. Immaginare il proprio figlio con autismo, adulto, autonomo, in grado di condurre una vita normale e indipendente non è certo facile per una genitore; si tratta di un obiettivo che il genitore si immagina spesso come irraggiungibile, se non puramente utopistico (AA.VV., Erickson, 2015).
La particolare pervasività della triade sintomatologica e l’andamento cronico del quadro patologico determinano abitualmente nell’età adulta condizioni di disabilità, con gravi limitazione nelle autonomie e nella vita sociale. Attualmente un’altissima percentuale (dal 60 al 90%) di bambini con autismo diventano adulti non autosufficienti, e continuano ad avere bisogno di cure per tutta la vita (AA.VV., Erickson, 2015).
Considerando la limitazione delle autonomie e il bisogno di continua assistenza per gli adolescenti autistici a basso funzionamento, è importante che le famiglie si attivino fin da subito per capire cosa sia meglio per lui e per il suo futuro. Per alcune famiglie possono essere delle enormi conquiste anche solo il raggiungimento delle autonomie di base (alimentazione autonoma, l’igiene personale ecc..), altre possono vedere impossibile un’occupazione lavorativa per il figlio, a causa dell’assenza di linguaggio, della disabilità intellettiva, delle eccessive stereotipie o o rituali ossessivi.
Temple Grandin, professoressa alla Colorado State University, nota per la sua attività di progettista di attrezzature per il bestiame, è una donna autistica che ha descritto se stessa nel suo famoso libro Pensare in immagini e altre testimonianze della mia vita di autistica. Temple riferisce che quando qualcuno le parla lei traduce immediatamente le parole in immagini:
Le parole sono come una seconda lingua per me. Io traduco le parole, sia pronunciate sia scritte, in filmati a colori, completi di suono, che scorrono come una videocassetta nella mia mente. […] Uno dei più grandi misteri dell’autismo è la straordinaria capacità della maggior parte delle persone autistiche di eccellere nelle abilità visuospaziali, fornendo invece prestazioni estremamente scadenti nelle abilità verbali.
Un ragazzo autistico può apparire strano nella società, alcuni suoi comportamenti ossessivi possono risultare bizzarri agli occhi degli altri. Ma, l’estrema selettività degli interessi e le loro abilità così particolari (manie per i calendari e gli orari, capacità di catalogazione superiori alla media, ottima memoria visiva con attenzione ai dettagli, abilità musicali, abilità matematiche, interesse per le specie di animali) andrebbero valorizzate per far si che possano diventare un’occupazione per loro. E’ fondamentale guardare nella prospettiva di un Progetto di vita adulta, uscendo dagli stereotipi di figlio-malato e figlio-bambini, e non vedendo la famiglia di origine come l’unico luogo e l’unica risorsa per la vita futura del figlio (AA.VV., Erickson, 2015).
E’ importante accogliere le stereotipie e gli interessi ristretti degli adolescenti autistici e trattarli come delle opportunità di aggancio, dei ponti. Spesso gli interessi degli adolescenti autistici sono astrusi e lontani dalla realtà (sapere a memoria l’elenco telefonico, o contare gli stuzzicadenti nei contenitori), ma in alcuni casi, tuttavia, vi troviamo elementi che ci permettono di condividere molte cose. Si tratta poi di cercare di ampliare il campo di interesse, nel senso di arricchirlo o farlo diventare il più possibile reciproco, interattivo o condiviso (Venuti, 2012).

2 aprile: Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo

Il 2 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo (World Autism Awareness Day), sancita dalle Nazioni Unite con la risoluzione 62/139 del 18 dicembre 2007. L’obiettivo è la sensibilizzazione su questa patologia dello sviluppo, che essendo così eterogenea e con molte differenze individuali, suscita a molte persone innumerevoli interrogativi. Questo evento vorrebbe stimolare il miglioramento dei servizi rivolti alle persone con un disturbo dello spettro autistico e promuoverne la ricerca.
La limitata conoscenza dei meccanismi biologici che causano i disturbi dello spettro autistico, è alla base della difficoltà di trovare una terapia mirata che possa intervenire sulle sue cause biologiche. La mancanza di una terapia specifica allarga il fronte degli interventi proposti alle famiglie: è per questo che la verifica scientifica degli interventi disponibili deve rappresentare l’impegno di tutti, affinché le persone con autismo e le loro famiglie ricevano una risposta sociosanitaria basata sul principio di appropriatezza e della massima efficacia possibile (Istituto Superiore di Sanità, 2011).
Dalla scuola al terzo settore le famiglie denunciano la carenza di professionalità in grado di prendersi carico delle persone con autismo, e quindi il mancato rispetto del diritto ad avere pari opportunità educativa e opportunità di sviluppo professionale. La limitata disponibilità di percorsi integrati tra il servizio sanitario, le scuole e le associazioni che operano nel sociale, determina una frammentazione degli interventi con una conseguente diminuzione della loro efficacia.
Un maggiore investimento in età prescolare e scolare dovrebbe essere messo in atto per migliorare l’esito di questi disturbi, ma un’attenzione all’intero arco della vita è necessario. In particolare il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza all’età adulta rappresentano altrettanti nodi cruciali per la presa in carico, nell’obiettivo di non disperdere il capitale abilitativo conquistato nelle fasi precoci della vita. La coerenza degli interventi e la loro continuità sono nella maggior parte dei casi a carico della famiglia, un carico che tocca aspetti sociali, psicologici ed economici.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/04/adolescenti-autistici-sfide/

lunedì 2 maggio 2016

Autismo: Nuove Scoperte e Speranze

L’ autismo è un problema di salute che, negli ultimi 20 anni, ha assunto proporzioni gigantesche: nei paesi sviluppati un bambino su 100 mostra disturbi dello spettro autistico.
Se si considera che negli anni ‘70 il rapporto era di 1 a 10.000, si può comprendere come questo disturbo sia direttamente connesso con lo stile di vita dell’epoca moderna.
L’autismo e disturbi simili, come la sindrome di Asperger, presentano un insieme di sintomi che influenzano lo sviluppo mentale e motorio dei bambini.
La principale componente dei problemi presentati dal bambino è l’incapacità di comunicare con gli altri e con l’ambiente. La mancanza di comunicazione può avere diversi livelli. I due estremi dello spettro vanno dalla quasi completa incapacità di parlare e di rispondere, fino alla situazione in cui solo i genitori sono capaci di percepire la ridotta abilità del loro bambino.
Il fatto di non riuscire a comunicare con l’ambiente genera uno spettro di sintomi quali:
  • – Perdita della capacità di parlare
  • – Frustrazione
  • – Aggressività
  • – Difficoltà di comprensione
  • – Comportamenti ripetitivi
  • – Tic
  • – Disturbi del sonno
La gestione della comunicazione nel nostro corpo avviene principalmente attraverso il sistema nervoso centrale.
 

Cause malfunzionamento del sistema nervoso centrale

Epigenetica

Fino a poco tempo fa, l’autismo è stato descritto come una malattia con forte predisposizione genetica. Le nuove scoperte spostano la radice delle cause della malattia, dando un peso maggiore a fattori esterni acquisiti.
Il moderno approccio ora si basa su fattori genetici che influenzano la funzione dei geni stessi epigeneticamente (dalla parola greca επι- che significa -sopra di-).
I nostri geni non sono una cosa statica come pensavamo. Il DNA reagisce con l’ambiente e sotto diverse condizioni operative, si esprime in modo diverso.
Molti ricercatori si sono focalizzati su diverse ipotesi e ragioni per il rapido aumento dell’autismo. Ciascuno ha suggerito diversi studi per supportare la propria prospettiva.
L’esperienza clinica mostra comunque che i fattori implicati sono molteplici ed è necessario prenderli in considerazione tutti in uno sforzo per apportare dei miglioramenti nel campo dell’autismo.
 

Vitamina D e autismo

Nel Gennaio del 2010 cinque ricercatori della Harvard Medical School hanno pubblicato uno studio che ha esaminato il contributo dei fattori di rischio ambientali nell’incidenza dell’autismo.
Secondo i ricercatori, bassi livelli di vitamina D durante la gravidanza e nell’infanzia sono associati con mutazioni del DNA e sono un fattore principale per l’insorgenza dell’autismo.
La vitamina D in effetti partecipa alla correzione e all’espressione del DNA. Bassi livelli di vitamina D in gravidanza possono essere associati a danni irreversibili del sistema nervoso centrale del feto. Ed e’ per questo che la Società Pediatrica di Canada ha quintuplicato la dose giornaliera raccomandata per le donne in gravidanza (da 400 iu a 2000 iu).
La vitamina D, al di là della sua azione durante il periodo embrionale nello sviluppo del sistema nervoso, gioca un ruolo importante anche nel suo funzionamento. Ogni aumento dei livelli di 25(OH)D3 nel sangue di 10 punti (ngr/ml) è associato con un ridotto tasso di recidive in pazienti con la sclerosi multipla, in particolare del 25% negli adulti e del 34% nei bambini. Un aumento dei livelli di D3 fino a 20 unità possono ridurre del 50% le recidive della sclerosi multipla.
 

Carico tossico

Uno dei fattori principali che stanno dietro all’autismo, e forse dietro a qualsiasi malattia cronica, è la crescente carica degli agenti tossici nel corpo.
L’interruzione del normale funzionamento avviene attraverso due meccanismi:
1) Effetto tossico diretto sulle cellule del sistema nervoso centrale come nel caso del mercurio 
video:
 https://youtu.be/XU8nSn5Ezd8


2) Attraverso l’accumulo di composti estranei alla vita (xenobiotici) che interferiscono con il funzionamento di ogni cellula nel nostro corpo.
Il mercurio è tra le sostanze più tossiche conosciute. La maggior parte dei metalli pesanti perde la loro tossicità se diluita abbastanza: 1 su 100 o 1 su 1000 volte. Il mercurio rimane tossico anche a diluizioni di 1 a 1 trilione (1 a 100 miliardi). Se, per esempio, prendiamo una quantità di mercurio pari ad un granello di sale e la diluiamo in una piscina olimpionica, l’acqua della piscina diventerà tossica!
Il nostro corpo è fornito di enzimi che sono responsabili della gestione ed eliminazione dei composti xenobiotici.
Si tratta di complessi meccanismi biologici responsabili della riparazione delle lesioni che giornalmente hanno luogo nei nostri corpi, ma che sopportano un grande carico tossico.
Il nostro corpo, da questo punto in poi, accumula tossine e lesioni e cosi’ diminuisce costantemente ogni possibilità di recupero.
 

Disturbi della funzione gastrointestinale

Una funzione gastrointestinale impoverita è un fattore di frequente ritrovamento nell’ambito degli studi relativi all’ autismo.
I principali cambiamenti riscontrati sono:
  • – Malassorbimento
  • – Alterazione della flora intestinale, funghi
  • – Produzione di neurotossine
  • – Disturbi nella produzione dei neurotrasmettitori
  • – Alterazione della permeabilità della mucosa intestinale
L’alterazione della flora intestinale agisce a diversi livelli. Come menzionato nei precedenti articoli i batteri “amici” che risiedono nel nostro corpo, sono 10 volte superiori al numero delle nostre cellule.
I loro geni sono 150 volte di piu’. E’ risaputo anche che un disturbo della flora batterica può influenzare l’espressione del genoma umano.
Maldigestione e malassorbimento del cibo conducono ad uno stato cronico di malnutrizione e di mancanza di micronutrienti essenziali. Significative carenze di magnesio, vitamine del complesso B, minerali e amminoacidi sono di frequente riscontro nei bambini con disturbi della crescita.
Il nostro sistema gastrointestinale è un secondo cervello ed è direttamente connesso con il sistema nervoso centrale. Il sistema gastrointestinale contiene 100 milioni di neuroni (le cellule nervose), superiori in numero a quelli del midollo spinale. Circa l’80% della serotonina del nostro corpo, insieme ad altri neurotrasmettitori (acido glutammico, dopamina e acido nitrico) sono prodotti nelle cellule intestinali.
Prendendo in considerazione la produzione di neurotossine da parte dei funghi e batteri patogeni che prosperano quando viene disturbato l’equilibrio della flora batterica, è facilmente comprensibile che una radicale alterazione della funzione gastrointestinale può influire direttamente sul sistema nervoso centrale.
 

Nuove speranze sull’autismo

Oltre ad una formazione specifica che aiuta il bambino ad integrarsi e a migliorare le abilità perdute, è fondamentale ristabilire una situazione più vicina al ottimo bilancio biochimico.
Il ripristino e l’applicazione di questi elementi nella pratica clinica, danno una nuova speranza nella lotta contro l’autismo. Attraverso le nuove ricerche inizia ad emergere sempre di più che l’autismo non è una malattia irreversibile causata da fattori genetici, ma l’incidenza di un serio disturbo che è stato influenzato dall’ambiente e dallo stile di vita.
Con delle analisi avanzate, utilizzando uno spettrometro di massa ad alta risoluzione, è possibile registrare il disturbo metabolico sottostante l’autismo in modo da poterci consentire di agire con maggiore accuratezza ed efficienza. Più precoce è l’intervallo dall’ insorgenza dei sintomi fino al inizio della cura, migliori sono i risultati.
Alla Vostra Salute!
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Fonti
Epigenetics
On the Aetiology of Autism
www.medical-hypotheses.com/article/S0306-9877(07)00537-3/abstract
www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2788022/?tool=pubmed
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17920208
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www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19068339
onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1651-2227.2010.01883.x/full
www.nature.com/embor/journal/v7/n7/full/7400731.html
onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1651-2227.2005.tb01904.x/abstract
www.nature.com/nrgastro/journal/v2/n9/full/ncpgasthep0259.html
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20437559
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20695012

martedì 19 aprile 2016

A2DA: VUOI CONOSCERE MEGLIO TUO FIGLIO? COMINCIA DA TE! ...

A2DA: VUOI CONOSCERE MEGLIO TUO FIGLIO? COMINCIA DA TE! ...: VUOI CONOSCERE MEGLIO TUO FIGLIO? COMINCIA DA TE! Cos’è veramente la  crescita ? Come puoi conoscerti meglio per poi educare in maniera p...

VUOI CONOSCERE MEGLIO TUO FIGLIO? COMINCIA DA TE! Fonte Alessandro

VUOI CONOSCERE MEGLIO TUO FIGLIO? COMINCIA DA TE!

Cos’è veramente la crescita? Come puoi conoscerti meglio per poi educare in maniera più semplice, diventando consapevole di processi che sono spesso inconsci?
Oggi voglio parlarti di come vivere nel modo migliore il tuo ruolo di genitore, permettendo a tuo figlio di vivere al meglio possibile la sua vita.
Conoscere meglio la tua personalità ti permetterà di capire maggiormente i comportamenti di tuo figlio e ti aiuterà, se seguirai i prossimi punti, a diminuire notevolmente i conflitti.
Come al solito non ho l’obiettivo di insegnarti qualcosa, voglio solo portarti degli spunti diRIFLESSIONE. E’ ovvio che queste cose funzionano, ma poi sta a te mettere in pratica.
E farò tutto questo attraverso dei semplici esempi, basati su una teoria psicologica ormai conosciuta da anni ma che fin troppo spesso viene tralasciata: l’Analisi Transazionale. Ovviamente non ti spiegherò tutta la teoria, ma ne prenderò solo alcuni spunti, sia perché è molto elaborata e dettagliata, sia perché esistono numerosi libri tra cui puoi scegliere per approfondirla (e ne vale la pena!).
L’ANALISI TRANSAZIONALE (teoria psicologica creata negli anni ’50 da Eric Berne) ha verificato che nella personalità umana esistono tre differenti stadi, che per semplicità possiamo chiamare “caratteristiche”:
  • BAMBINO
  • ADULTO
  • GENITORE
Questi stadi non sono legati all’età ma, come detto prima, sono legati a caratteristiche della personalità. Ad esempio un bambino può manifestare la caratteristica del genitore e viceversa.
Mi raccomando: non esistono stati buoni o cattivi, esistono semplicemente delle caratteristiche e, soprattutto, abbiamo bisogno di tutti e tre questi aspetti per essere in equilibrio!
Andiamo ora a vedere stadio per stadio le rispettive caratteristiche.
BAMBINO: ogni essere umano ha dentro di sé lo stadio del bambino . Il bambino è quella parte di noi che desidera e vuole tutto e subito; ma anche che “si butta”, non ha giudizio – e non si giudica- e, fondamentalmente, si diverte. Quindi in questo stato le risposte sono in buona parte emotive. “Viviamo” questo stadio quando usiamo parole come “ci provo”, “voglio” oppure quando abbassiamo la testa, ridiamo a crepapelle (insomma, quando viviamo in libertà).
ADULTO: è lo stadio in cui tendiamo ad analizzare tutto quello che capita. In questo stato si usa molto la razionalità: si raccolgono le informazioni e poi si valutano, prendendo in esame i pro e i contro. Diciamo che è uno stato in cui predomina l’equilibrio e, infatti, si trova in mezzo agli altri due.
GENITORE: questo stato lo sviluppiamo fin da piccoli quando assimiliamo i comportamenti e gli atteggiamenti dei nostri genitori. Attenzione però: questo è esattamente lo stato che inconsciamente ogni genitore mette in atto con i propri figli, ovvero replica i comportamenti che ha imparato fin da piccolo. Se si vive costantemente in questo stato si può dar vita a numerose difficoltà relazionali, visto che i tratti distintivi sono l’essere “giudici”, usare parole come “devi”, “sempre” “obbligo”. Nello stato del genitore non sbagliamo mai, quindi non accettiamo nemmeno la critica. E’ di gran lunga il più comodo, anche perché ci si può nascondere dietro la frase “sono fatto così”. Infatti in questo stato si tende a replicare qualcosa che si è imparato molti anni prima.
Ognuno di quegli stati si ri-suddivide ulteriormente e ci dà l’idea più profonda di quali siano i tratti della nostra personalità.
Voglio vederli assieme a te, ricordandoti che in questa nuova suddivisione vedremo dei comportamenti sia positivi che negativi che vengono messi in atto.
L’unico stato che non ha ulteriori sfaccettature è quello dell’adulto, da cui partiremo.
L’ADULTO ha come aspetti positivi:
  • Muoversi per raggiungere risultati;
  • Ragionare per obiettivi;
  • Raccogliere informazioni prima di parlare o fare azioni;
  • Riflettere in maniera approfondita;
  • Cercare di essere lucido e oggettivo.
D’altro canto avere come focus i risultati può avere anche alcuni aspetti negativi, come ad esempio:
  • Fare di tutto per raggiungere gli obiettivi;
  • Riflettere troppo prima di fare;
  • Non tenere troppo conto dei sentimenti;
  • Analizzare i comportamenti degli altri per giustificare i propri.
Lo stato del GENITORE, invece si divide in due sottocategorie (il genitore CRITICO/NORMATIVO e il genitore PROTETTIVO), ognuna delle quali ha caratteristiche diverse.
Il genitore Protettivo ha come aspetti positivi:
  • Essere amorevole e d’aiuto;
  • Tollerante anche verso le differenze;
  • Proteggere gli altri.
Gli aspetti negativi sono, allo stesso tempo:
  • Logorarsi per aiutare gli altri e dimenticare sé stesso;
  • Fare le cose al posto degli altri (ad esempio i compiti per i figli);
  • Proteggere e dare aiuto anche senza che sia richiesto.
Il genitore Critico/Normativo ha come aspetti positivi:
  • Tendenza a far rispettare le regole in modo fermo;
  • Porre regole per proteggere la vita degli altri.
La parte negativa della faccenda invece è questa:
  • Tendenza ad avere pregiudizi;
  • Facilità a criticare fino ad arrivare alla minaccia, anche fisica;
  • Repressione della libertà.
Andiamo a vedere ora le 4 caratteristiche dello stato del bambino (NATURALECREATIVO,ADATTATO SOTTOMESSO E ADATTATO RIBELLE).
Punti positivi del BAMBINO ADATTATO SOTTOMESSO:
  • Non ha complessi;
  • Rispetta gli altri e le regole.
Punti negativi:
  • Può essere confuso, timido, fin troppo prudente;
  • Può non fare le cose per paura di essere criticato.
Punti positivi del BAMBINO ADATTATO RIBELLE:
  • Reagisce se le regole sono poste in modo duro;
  • Risponde se aggredito;
  • Non accetta le regole, ma solo quelle che lo fanno sentire in pericolo.
Punti negativi:
  • Tende a sfidare;
  • Spesso si trova in mezzo a conflitti;
  • Può avere reazioni esagerate.
Il BAMBINO CREATIVO invece, ha di positivo il fatto che:
  • E’ curioso;
  • Ha voglia di imparare;
  • Ha intuizioni;
  • Immagina tantissimo;
  • Esce con facilità dagli schemi classici.
Di contro di negativo può succedere che:
  • Inventi bugie;
  • Si distragga facilmente;
  • Può inventare situazioni che non esistono realmente.
Veniamo ora al BAMBINO NATURALE, che ha come aspetti positivi il fatto che ride, sta bene da solo e anche con gli altri e non ha complessi. L’aspetto negativo è che tutto quello che ha di positivo lo fa anche non considerando cosa vogliono gli altri.
Ora, quello che mi auguro che tu faccia è pensare a queste categorie come uno spunto ulteriore per conoscerti ed è obbligatorio – altrimenti ti “sgrido”!- che questo non sia invece uno stimolo a creare ulteriori etichette (come se non bastassero quelle che ci sono).
Ho scritto questo articolo, questa volta un po’ più tecnico degli altri, per darti un piccolo strumento di autovalutazione di come sei tu, non per propinarlo a tuo figlio. Ti servirà per capire quali possono essere alcuni tuoi schemi di ragionamento e potrà velocizzare la comprensione di alcune dinamiche che noti in tuo figlio.
Prova a immaginare quanto può essere più semplice indossare gli abiti dell’adulto in fase di analisi, per poi entrare nella parte bella del genitore e permettere poi a tuo figlio di esprimersi naturalmente per quello che è.
Allenati ad osservare, allenati a sbagliare e a sbagliare però facendo errori nuovi; stupisciti a vedere quanto le cose cambino in poco tempo quando ci si crede davvero. E cogli tuo figlio di sorpresa facendogli notare qualcosa di bello che ha fatto.
Allenati a evitare comportamenti automatici, ma trova strade diverse per crescere assieme a tuo figlio.
E visto che mi piace pensare che il futuro dei ragazzi dipenda anche da genitori più solidi, abbiamo pensato di creare il corso W LA DISLESSIA! per i genitori.
Fonte:
A questo link troverai tutte le informazioni a riguardo: https://www.facebook.com/events/918458048270242/
E ricorda che “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.” – Antoine de Saint-Exupéry
A presto!

domenica 10 aprile 2016

A2DA: Corso Tutor per D.S.A.

A2DA: Corso Tutor per D.S.A.: L’Associazione "SOS Dislessia-Onlus" in collaborazione con l'Associazione "L'Albero Maestro" apre le iscrizioni...

Corso Tutor per D.S.A.

L’Associazione "SOS Dislessia-Onlus" in collaborazione con l'Associazione "L'Albero Maestro" apre le iscrizioni al corso di formazione per
“TUTOR per DSA”

 L'Associazione cerca inoltre personale per i nostri corsi C.A.SCO. e SUPER...ABILE gestiti dalla Cooperativa Camelot, in particolare nelle zone di Comacchio, Ostellato, Codigoro, Migliaro-Migliarino, Copparo, Portomaggiore, Cento, Poggiorenatico e Bondeno.

Il corso si svolgerà in 5 giornate e avrà il seguente programma.

- dislessia, disortografia e disgrafia 
- dal testo alla mappa; i compensativi informatici
- le lingue straniere
- la discalculia; "Come può essere così difficile" laboratorio interattivo
- la legge 170 – Diagnosi e PDP (Piano Didattico Personalizzato)

Il corso si svolgerà nei seguenti giorni:



MARTEDI' 26 Aprile - via Bovelli, 7
GIOVEDI' 28 Aprile - via Azzo Novello, 4
MARTEDI' 3 Maggio - via Bovelli, 7
GIOVEDI' 5 Maggio - via Azzo Novello, 4
GIOVEDI' 12 Maggio - via Azzo Novello, 4
_______________________

DALLE 14,30 ALLE 17,30
c/o l’Istituto “Bachelet” in via Azzo Novello, n. 4
e in via Bachelet, n. 7 – Ferrara

_________________________________________________________________________
  

PER I CORSI E' RICHIESTO UN CONTRIBUTO DI € 90,00

Per iscrizioni o informazioni inviare una mail a sos.dislessia@gmail.com
Si allega il modulo iscrizione.

Malagutti Valentina
Associazione di Volontariato
S.O.S. Dislessia - Onlus
Sede Legale: Via Ravenna, n. 52 - FE
Sede Operativa: Via Algeria, n. 7 - FE
Cell. 338-7920398
www.sosdislessia-ferrara.it
www.facebook.com/SosDislessiaOnlus

venerdì 1 aprile 2016

News Autismo

La Regione Puglia è tra le prime in Italia ad aver dato attuazione alla legge nazionale n.134 del 18 agosto 2015 "Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie". 
Il regolamento "Rete assistenziali territoriale sanitaria e sociosanitaria per i disturbi dello spettro autistico: requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici. Fabbisogno" è stato approvato dalla Giunta regionale il 30 marzo ed è stato presentato a poche ore dalla giornata mondiale della consapevolezza sull'Autismo che si celebra il 2 aprile. "Sono particolarmente contento ed emozionato perchè l'autismo è stata una delle prime grandi questioni delle quali mi sono occupato nella mia funzione di presidente della Regione - ha detto Michele Emiliano in conferenza stampa - Dopo un lungo e proficuo lavoro di collaborazione e condivisione tra gli uffici regionali, le associazioni dedicate dei familiari e il Tavolo regionale per l'Autismo, presentiamo un importante risultato. E per questo voglio davvero ringraziare tutti coloro che sono stati attori proficui di questo percorso. Questo regolamento rappresenta il punto di equilibrio attuale, passibile naturalmente di modifiche nel tempo, ed è un grandissimo passo in avanti nella gestione dell'autismo".  
Con il Regolamento regionale si vuole dare completa attuazione alle Linee guida regionali per l’Autismo ed alla Legge nazionale n. 134/20115, definendo nel dettaglio i requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici, nonché il fabbisogno, in termini di servizi e di prestazioni, della rete assistenziale territoriale, sanitaria e sociosanitaria per gli ASD. 
Lavorare e produrre atti amministrativi per predisporre una rete di Servizi per le persone autistiche di qualsiasi età è stato uno dei primi impegni presi dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Servizi non solo per l’età evolutiva, ma anche per gli adulti, poiché l’autismo è una patologia che nella stragrande maggioranza dei casi dura tutta la vita. Ha una diagnosi complessa e necessita dell’applicazione di protocolli diagnostici specifici da parte di professionisti esperti nel settore perché è ancora più complessa la terapia, che, specie in età prescolare e nei casi più gravi, deve essere intensiva, all’interno sempre e comunque di un approccio multimodale e individualizzato sulla singola persona autistica.
Fondamentali per il Presidente, e per l’elaborazione del Regolamento regionale, sono stati anche altri due concetti: l’appropriatezza degli interventi e la messa a disposizione universalistica degli stessi perché l’accesso alle cure deve essere garantito in modo solidaristico a tutti coloro che ne hanno bisogno.

“Noi cominceremo a lavorare sin da subito e in modo determinato nell’organizzare il sistema definito dalla delibera approvata - ha sottolineato Emiliano - Partiamo subito, in modo da non perdere più tempo. Più che arrivare prima, è fondamentale arrivare al risultato. Questo regolamento ci consente di camminare insieme”.
Per Giovanni Gorgoni, direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, questo “è un percorso costruito veramente intorno alle esigenze del paziente e realizzato attraverso un ascolto inedito delle famiglie e delle associazioni: solo chi vive quotidianamente situazioni di questo tipo ne può rappresentare caratteristiche ed esigenze".  
Tra i principi fondamentali del regolamento e della Rete, sottolineati dal Direttore del dipartimento, ci sono, oltre all’ascolto, i concetti della “personalizzazione dell’approccio diagnostico e terapeutico (con disturbi individuali e specifici), il concetto di continuità tra vita e clinica, tra scuola e vita, tra famiglia e contesto, ma anche tra età anagrafica e il concetto di integrazione interorganizzativa, interistituzionale e multidisciplinare”.

A regime la Rete costerà circa dai 5 agli 8 milioni all’anno. "Il mio augurio è che si tratti di un punto di partenza - ha concluso Gorgoni - dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme perchè la strada da percorrere è ancora molta".