lunedì 31 ottobre 2016

A2DA: Pericolosi pregiudizi sui Deficit Specifici di App...

A2DA: Pericolosi pregiudizi sui Deficit Specifici di App...: Pericolosi pregiudizi sui Deficit Specifici di Apprendimento  Stiamo operando una ricerca nel campo dei Deficit Specifici di Apprendime...
Pericolosi pregiudizi sui Deficit Specifici di Apprendimento
Stiamo operando una ricerca nel campo dei Deficit Specifici di Apprendimento e incontriamo,
oramai da 4 anni, resistenze e pregiudizi da parte del mondo scientifico e degli “Addetti ai lavori”.
Ci sentiamo in dovere di chiarire alcuni punti fondamentali in nome di quelle migliaia di bimbi in
difficoltà e delle loro famiglie che potranno beneficiare di un futuro più sereno se solo ci fosse un
minimo di disponibilità a prendere in esame i risultati che stiamo ottenendo. I nostri bimbi
migliorano autostima, padronanza esecutiva e prestazioni scolastiche esercitandosi e giocando in
modo mirato e, siccome è troppo banale pensare che ciò possa attenuare i loro deficit , ci viene
obiettato che i miglioramenti ottenuti non dipendono sicuramente dal rapporto tra disprassia e
dislessia.
Considerare la Comorbilità tra dislessia e disprassia come motivo di mancata interferenza tra i due
fenomeni è insensato, non corretto e tendenzioso. Insensato, in quanto se due fenomeni si
presentano simultaneamente ciò deve indurre a considerarli collegati e non a se stanti. Non
corretto scientificamente in quanto la presenza simultanea induce a cercare le cause della
comorbilità in oggetto. Potremmo cercare di attribuire al termine comorbilità il significato preciso
attraverso la scelta di alcuni sinonimi: compresenza, simultaneatità, interessamento
contemporaneo, contiguità, cointeressamento, probabile legame ma non certo con: estraneità,
disconnessione, fenomeno avulso… 
Tendenziosa è la volontà di separare ciò che i dati derivanti dall’osservazione dei casi presentano
uniti. Non ammettere l’evidenza può trovare la propria spiegazione nella metodologia di ricerca
basata su osservazioni eseguite con parametrici psicometrici eseguiti in studio ed orientati alla
misurazione fenomenologica del deficit, senza occuparsi delle difficoltà strutturali (visuo motorie,
prassiche e di organizzazione spazio-temporale) che originano il deficit. Che semplici educatori
motori lavorino in questo senso ottenendo risultati importanti utilizzando una metodologia di
riassetto coordinativo psico-motorio sulle funzioni chiave che stanno alla base dell’orientamento
spazio-temporale, della discriminazione delle forme e  della padronanza della coordinazione oculo-
manuale può disturbare chi, per mestiere, definisce, dignostica e utilizza un settore scientifico
come veicolo per la propria affermazione. 
Che i procedimenti della lettura, della scrittura di parole e numeri e del calcolo richiedano la
padronanza dei requisiti del riconoscimento delle forme, della loro successione nello spazio e dei
loro rapporti di collocazione reciproca è un dato di fatto che non necessita di dimostrazioni. Che gli
stessi processi necessitino di un corretto utilizzo delle funzioni visuo-motorie è ovvio. Che il
procedimento della scrittura richieda sicurezza nella coordinazione oculo-manuale e che una sua
alterazione possa causare DIS-grafia, DIS-lessia o DIS-calculia è altrettanto ovvio. Che lavorando
intensivamente sulla padronanza degli elementi coordinativi visuo motori, spaziali e lateralizzanti,
propriocettivi e di gestione di tono muscolare e fluidità ritmica sia utile a soggetti che manifestano
disprassie, mi pare naturale e altrettanto ovvio. Dovrebbero essere questi scienziati rigorosamente
rinchiusi nei loro studi a dimostrarci il contrario.  Quanto la “Motricità finalizzata” riesca a produrre negli allievi con DSA è perfettamente in linea non solo con l’impostazione del prof. P.
Crispiani ma anche con le indicazioni della Consensus Conferens svoltasi a Montecatini nel 2005:
“  Raccomandazioni per la pratica clinica definite con il metodo della Consensus Conference ”
Diagnosi funzionale.
L’approfondimento  del  profilo  del  disturbo  è  fondamentale  per  la  qualificazione  funzionale  del
disturbo. La valutazione delle componenti dell’apprendimento si approfondisce e si amplia ad altre
abilità fondamentali o complementari (linguistiche, percettive, prassiche, visuomotorie, attentive,
mestiche,) ai fattori ambientali e alle condizioni emotive e relazionali per una presa in carico globale 
Segni precoci
1.  Le  difficoltà  nelle  competenze  comunicativo-linguistiche,  motorioprassiche,  uditive  e
visuospaziali  in  età  prescolare  sono  possibili  indicatori  di  rischio  di  DSA,  soprattutto  in
presenza di una anamnesi familiare positiva. La pratica clinica evidenzia un’alta presenza di
comorbilità sia fra i disturbi specifici dell’apprendimento sia con altre condizioni cliniche
quali disprassie, disturbi del comportamento e dell’umore, ADHD, disturbi d’ansia, ecc.
A suffragio di quanto sto affermando riporterò varie citazioni del neurofisiolo Antonio Damasio:
“L’intera costruzione della conoscenza, dalle forme semplici a quelle complesse, dalla conoscenza
non verbale per immagini a quella letteraria verbale dipende dalla capacità di creare mappe di ciò
che accade nel corso del tempo dentro il nostro organismo, intorno al nostro organismo, al nostro 
e con il nostro organismo – una cosa dopo l’altra, che causa un’altra cosa ancora, all’infinito.” (1)
Ciò non è distante da quanto avviene nell’evoluzione del processo cognitivo del bambino: prima le
informazioni arrivano attraverso  i sensi, poi grazie alle esperienze ed al movimento ed  in terza
battuta  tramite  il  linguaggio.  Anche  Piaget  la  pensava  così  se  ha  scandito  le  fasi  dello  sviluppo
cognitivo  secondo  la  sequenza  SENSO  MOTORIA,  PREOPERATORIA  ed,  infine,  del  PENSIERO
OPERATORIO. Del resto ogni bambino per poter assimilare concetti come durezza, peso, misura,
contenuto, interno o esterno ad un recipiente o ad uno spazio, dimensione, confronto tra grandezze
diverse  ecc.  compie  un’infinita  serie  di  sperimentazioni  manuali  e  sensoriali  senza  le  quali  non
potrebbe astrarre e generalizzare. Il neuro-scienziato L. Cozolino afferma: ”La nostra esperienza
fisica ci offre dei modelli di movimenti corporei, relazioni tra oggetti e un senso di noi stessi nello
spazio – una specie di griglia sensoriale, motoria viscerale, che funge da infrastruttura per il nostro
pensiero che si sta sviluppando. (…) Concetti astratti legati al nostro corpo attraverso la metafora,
mettendo dunque in collegamento la nostra mente con il  mondo attraverso l’esperienza del nostro
corpo”.(2)
Un’altra obiezione che ci viene mossa è che i problemi di lateralizzazione non siano una delle cause
delle cause dei DSA. Sostenendo che queste “teorie” sono ormai superate. E allora come mail 3
dislessici su 5 (120 dei 190 che abbiamo seguito fino ad oggi) hanno sulla propria linea parentale dei
mancini,  molti  dei  quali  sono  stati  contrastati  ?  E  come  è  possibile  pensare  ad  una  buona
trasmissione neuronale in assenza di una corretta dominanza emisferica ? Abbiamo analizzato 8 casi scelti casualmente riscontrando nel 100% problemi di disforia visiva (difficoltà di coordinamento
della muscolatura oculare collegata a deficit posturale), inducendo un loro parziale recupero grazie
all’uso di palline rimbalzanti, racchette da ping pong e stimolazioni propriocettive.
 Dal 2009 abbiamo studiato, affiancato e abilitato circa 190 alunni con difficoltà prassiche e D.S.A.
ad oggi, elaborando un approccio educativo basato sull’abilitazione delle funzioni motorie chiave
che  stanno  all’origine  del  corretto  orientamento  spazio-temporale  necessario  ad  assolvere
efficacemente  il  compito  di  leggere,  scrivere,  incolonnare,  orientarsi  nelle  sequenze  ed  avere
quell’autonomia operativa che consenta di avere una buona immagine di sé, indispensabile per
attribuirsi la giusta autostima.
Le  7  funzioni  chiave  sulle  quali  operiamo,  stimolando  i  bimbi  i  modo  ludico,  conducono  alla
padronanza  dell’equilibrio,  alla  giusta  regolazione  tonica  (superamento  dell’ipotonia  o
dell’ipertonia caratterizzanti  le  forme disprassiche), al miglioramento della  coordinazione oculo
manuale ed alla fluidità coordinativa, all’ orientamento spaziale ed alla padronanza dei ritmi ed al
superamento delle varie  forme  di dislateralità (manuale,  oculare o mista), portando gli allievi a
consolidare la propria dominanza cerebrale attraverso l’avviamento ai vari sport lateralizzanti (ping
pong, tennis, basket, softball, giocoleria  ecc.).
I  risultati  ottenuti  sui  numerosi  casi  seguiti  sono  stati  confermati  da  ricerche  sul  campo  e
documentati in 3 tesi universitarie, su 2 testi pubblicati e su vari articoli apparsi su riviste didattiche
e  scientifiche.  Le  ultime  ricerche  inglesi,  nel  campo  della  dislessia,  parlano  di  diradazione  delle
magno  cellule  che  hanno  la  funzione  di  favorire  la  comunicazione  interemisferica  (Stein),  di
assottigliamento  della  corteccia  cerebellare  deputata  alla  gestione  dei  processi  coordinativi
(Fawcett), di comorbilità disprassia-dislessia (Consensus Conferens,Crispiani) e di assottigliamento
del corpo calloso che ha la funzione di favorire la comunicazione interemisferica attraverso le fibre
bianche  (Vellam).  Questo  non  significa  che  la  dislessia  e  la  disprassia  siano  forme  patologiche
organiche, significa che questi individui  hanno strutture organiche che sfavoriscono la gestione dei
processi  visuo-motori  e  ciò  è  all’origine  delle  loro  difficoltà  linguistiche,  spaziali  e  sequenziali.
Intervenire  precocemente  attraverso  un  mirato  training  motorio,  da  una  parte,  attenua
notevolmente le difficoltà scolastiche di questi ragazzi, dall’altra crea le condizioni per avere una
buona  immagine  di  sé.  D’altronde  gli  studi  sulla  plasticità  neurale  (Gastaldo,  Crispiani,  Vellam)
dimostrano la possibilità di aumentare le interconnessioni tra le cellule nervose grazie all’esercizio
ed al movimento. Inoltre le neuroscienze stanno svelando scenari ottimistici sull’interazione tra
osservazione-imitazione-padronanza delle sequenze e area motoria del linguaggio. Si tratta degli
studi sui neuroni specchio operati dalla prof. Craighero dell’università di Ferrara.   Non pensiamo sia
causale  che  quella  docente  individui  nell’area  di  Broca  la  maggior  concentrazione  di  neuroni
specchio, affermando che essa: “ non sembra essere l’ “area del linguaggio”, come viene affermato
da 150 anni, quanto l’area del mettere in ordine”.(3) 
  SI OSSERVANO I MOVIMENTI DEGLI ALTRI COME LE STESSE AZIONI DOVESSERO
ESSERE COMPIUTE DALL’OSSERVATORE
  SI VIENE ESPOSTI A STIMOLAZIONI SENSORIALI VISIVE, ACUSTICHE O OLFATTIVE
ASSOCIABILI AD AZIONI MOTORIE 
  PREATTIVAZIONE DELL’AREA MOTORIA PRIMARIA
  MAGGIORE VELOCITA’ NELL’ESECUZIONE MOTORIA FINALIZZATA
  APPRENDIMENTO DELLE SEQUENZE MOTORIE E LINGUISTICHE
  STIMOLAZIONE FUNZIONALE DELL’AREA DI BROCA                     
  Preparano a fare allo stesso modo
  Predispongono il soggetto ad essere efficace rispetto al fine da raggiungere
  Abituano a rispettare l’esatta sequenza cronologica delle azioni
  Facilitano l’ampliamento del “Vocabolario prassico”
  Utilizzano la medesima Area di Broca utilizzata per l’organizzazione del
linguaggio
“L’area di Broca (…) costituisce il centro nodale del sistema dei neuroni specchio nell’uomo, ossia
si attiva durante la visione di azioni eseguite dagli altri e anche durante l’esecuzione di movimenti
di bocca e mano”. (Pag. 100) Dai primi mesi di vita, al termine dell’infanzia il bambino
osserva, assimila, fa prove ed errori e si specializza sempre di più nell’eseguire i gesti
e le parole che gli consentiranno di soddisfare i propri bisogni e di raggiungere gli scopi
I NEURONI SPECCHIO SI ATTIVANO SE
LA LORO ATTIVAZIONE PRODUCE 
LA LORO FUNZIONE SEMBRA FINALIZZATA
ALLA FACILITAZIONE DELL’APPRENDIMENTO
IN QUANTO… che  si  prefigge.  Una  prova  indiretta  della  stretta  connessione  tra  osservazione-
sperimentazione motoria e linguaggio potrebbe essere l’alta percentuale di soggetti
con D.S.A. tra coloro che sono cresciuti all’interno di istituti nei quali non vi erano
sufficienti stimolazioni visive, linguistiche e motorie che le figure parentali forniscono
normalmente durante l’accudimento.
  ENTRAMBE RICHIEDONO SEQUENZIALITA’ TEMPORALE
  ENTRAMBE SONO ORIENTATE AL RAGGIUNGIMENTO DI UN FINE
  ENTRAMBE UTILIZZANO UN VOCABOLARIO
  ENTRAMBE UTILIZZANO L’AREA DI BROCA
  ENTRAMBE CRESCONO GRAZIE ALL’OSSERVAZIONE E ALL’ALLENAMENTO
  ENTRAMBE AIUTANO IL SOGGETTO A MUOVERSI SICURO NEL SUO AMBIENTE
  ENTRAMBE INCREMENTANO L’AUTOSTIMA
  ENTRAMBE UTILIZZANO PLURALITA’ DI DISTRETTI CEREBRALI CON FLUSSI
SINAPTICI COSI’ VELOCI DA DIVENTARE SUBLIMINALI AL NOSTRO STUDIO
  ENTRAMBE COINVOLGONO L’ALTRA FUNZIONE PARLANDO DEVO ARTICOLARE
PARTI CORPOREE, LEGGENDO DEVO AVERE COORDINAZIONE VISUO-
MOTORIA, MUOVENDOMI COMUNICO IN MODO NON VERBALE EVOCANDO
REAZIONI E SIGNIFICATI
“A proposito della percezione di mano, abbiamo detto che il vocabolario delle azioni formatosi
sulla base dell’esperienza motoria viene utilizzato non solo per pianificare accuratamente le azioni
che devono essere eseguite ma anche per tradurre direttamente in termini motori le azioni osservate
e poterle interpretare e prevederne le conseguenze. Per la percezione dei suoni linguistici, l’ipotesi è
esattamente la stessa: l’attivazione del nostro sistema fonatorio ci permette di comprendere e
prevedere i suoni linguistici dell’altro” (Pag. 96)
Il fatto che i neuroni specchio abbiano la loro collocazione prevalente sull'area del linguaggio e che
si attivino quando si pensa ad un movimento o lo si vede fare da altri, li etichetta come
elettivamente  connessi alla ns impostazione di lavoro.
ANALOGIE TRA COMPETENZA LINGUISTICA E COMPETENZA MOTORIA Pensare o osservare  un movimento significa strutturare il pensiero procedurale delle azioni
necessarie a raggiungere uno scopo. Il lavoro di pulizia e di ottimizzazione della viabilità neuro-
motoria che la “Motricità Finalizzata” attiva rende maggiormente fluide le connessioni e rimuove
gli ostacoli allo sviluppo del pensiero e delle operazioni mentali procedurali. 
Io concettualmente dico che progettare un movimento, vederlo agire da altri è una forma di
organizzazione sequenziale finalizzata, da cui mi sembra molto plausibile che funzioni affini siano
situate in aree che svolgono l'ordine procedurale linguistico, motorio o matematico.
Che 12 bambini dai 7 ai 12 anni siano migliorati bel 60 % delle aree scolastiche praticando i nostri
esercizi per  5 mesi e senza alcun  intervento logopedico, è  un fatto e in  quanto tale è un  dato
oggettivo.  Lo abbiamo dimostrato e documentato. (4) Il problema non è tanto aver ragione, quanto
considerare i costi sociali, etici e familiari della chiusura a questo nostro approccio metodologico, in
termini di mancata offerta di opportunità abilitative alla popolazione scolastica. La divulgazione
degli strumenti metodologici gratuiti che abbiamo messo in rete e la pianificazione di un progetto
formativo per docenti delle scuole d’infanzia, primaria e di scienze motorie avrebbe un inestimabile
valore in termini di prevenzione e di diffusione del benessere. (5) 
(1) A. Damasio, (99) ,“Emozione e coscienza”, Milano , Adelphi, pag. 229
(2) L. Cozolino, (08), “Il cervello sociale”, Milano, Cortina, pag. 76
(3) L. Craighero, (10), “Neuroni Specchio”, Il Mulino, Bologna, pag.103
(4) Lodi, Barbieri…, “Corporeità e difficoltà di apprendimento – Motricità e successo educativo”,
Brescia, La scuola, 2014
(5) Youtube: “Meno dislessia più corporeità” oppure “Comitato Vivere Insieme” (Autoformazione
docenti -  Prevenzione del disagio).




Pericolosi pregiudizi sui Deficit Specifici di Apprendimento Prof. Daniele LODI

Pericolosi pregiudizi sui Deficit Specifici di Apprendimento 

Stiamo operando una ricerca nel campo dei Deficit Specifici di Apprendimento e incontriamo, 
oramai da 4 anni, resistenze e pregiudizi da parte del mondo scientifico e degli “Addetti ai lavori”. 
Ci sentiamo in dovere di chiarire alcuni punti fondamentali in nome di quelle migliaia di bimbi in 
difficoltà e delle loro famiglie che potranno beneficiare di un futuro più sereno se solo ci fosse un 
minimo di disponibilità a prendere in esame i risultati che stiamo ottenendo. I nostri bimbi 
migliorano autostima, padronanza esecutiva e prestazioni scolastiche esercitandosi e giocando in 
modo mirato e, siccome è troppo banale pensare che ciò possa attenuare i loro deficit , ci viene 
obiettato che i miglioramenti ottenuti non dipendono sicuramente dal rapporto tra disprassia e 
dislessia. 
Considerare la Comorbilità tra dislessia e disprassia come motivo di mancata interferenza tra i due 
fenomeni è insensato, non corretto e tendenzioso. Insensato, in quanto se due fenomeni si 
presentano simultaneamente ciò deve indurre a considerarli collegati e non a se stanti. Non 
corretto scientificamente in quanto la presenza simultanea induce a cercare le cause della 
comorbilità in oggetto. Potremmo cercare di attribuire al termine comorbilità il significato preciso 
attraverso la scelta di alcuni sinonimi: compresenza, simultaneatità, interessamento 
contemporaneo, contiguità, cointeressamento, probabile legame ma non certo con: estraneità, 
disconnessione, fenomeno avulso…  
Tendenziosa è la volontà di separare ciò che i dati derivanti dall’osservazione dei casi presentano 
uniti. Non ammettere l’evidenza può trovare la propria spiegazione nella metodologia di ricerca 
basata su osservazioni eseguite con parametrici psicometrici eseguiti in studio ed orientati alla 
misurazione fenomenologica del deficit, senza occuparsi delle difficoltà strutturali (visuo motorie, 
prassiche e di organizzazione spazio-temporale) che originano il deficit. Che semplici educatori 
motori lavorino in questo senso ottenendo risultati importanti utilizzando una metodologia di 
riassetto coordinativo psico-motorio sulle funzioni chiave che stanno alla base dell’orientamento 
spazio-temporale, della discriminazione delle forme e  della padronanza della coordinazione oculo-
manuale può disturbare chi, per mestiere, definisce, dignostica e utilizza un settore scientifico 
come veicolo per la propria affermazione.  
Che i procedimenti della lettura, della scrittura di parole e numeri e del calcolo richiedano la 
padronanza dei requisiti del riconoscimento delle forme, della loro successione nello spazio e dei 
loro rapporti di collocazione reciproca è un dato di fatto che non necessita di dimostrazioni. Che gli 
stessi processi necessitino di un corretto utilizzo delle funzioni visuo-motorie è ovvio. Che il 
procedimento della scrittura richieda sicurezza nella coordinazione oculo-manuale e che una sua 
alterazione possa causare DIS-grafia, DIS-lessia o DIS-calculia è altrettanto ovvio. Che lavorando 
intensivamente sulla padronanza degli elementi coordinativi visuo motori, spaziali e lateralizzanti, 
propriocettivi e di gestione di tono muscolare e fluidità ritmica sia utile a soggetti che manifestano 
disprassie, mi pare naturale e altrettanto ovvio. Dovrebbero essere questi scienziati rigorosamente 
rinchiusi nei loro studi a dimostrarci il contrario.  Quanto la “Motricità finalizzata” riesca a produrre negli allievi con DSA è perfettamente in linea non solo con l’impostazione del prof. P. 
Crispiani ma anche con le indicazioni della Consensus Conferens svoltasi a Montecatini nel 2005: 
“  Raccomandazioni per la pratica clinica definite con il metodo della Consensus Conference ” 
Diagnosi funzionale. 
L’approfondimento  del  profilo  del  disturbo  è  fondamentale  per  la  qualificazione  funzionale  del 
disturbo. La valutazione delle componenti dell’apprendimento si approfondisce e si amplia ad altre 
abilità fondamentali o complementari (linguistiche, percettive, prassiche, visuomotorie, attentive, 
mestiche,) ai fattori ambientali e alle condizioni emotive e relazionali per una presa in carico globale  
Segni precoci 
1.  Le  difficoltà  nelle  competenze  comunicativo-linguistiche,  motorioprassiche,  uditive  e 
visuospaziali  in  età  prescolare  sono  possibili  indicatori  di  rischio  di  DSA,  soprattutto  in 
presenza di una anamnesi familiare positiva. La pratica clinica evidenzia un’alta presenza di 
comorbilità sia fra i disturbi specifici dell’apprendimento sia con altre condizioni cliniche 
quali disprassie, disturbi del comportamento e dell’umore, ADHD, disturbi d’ansia, ecc. 
A suffragio di quanto sto affermando riporterò varie citazioni del neurofisiolo Antonio Damasio: 
“L’intera costruzione della conoscenza, dalle forme semplici a quelle complesse, dalla conoscenza 
non verbale per immagini a quella letteraria verbale dipende dalla capacità di creare mappe di ciò 
che accade nel corso del tempo dentro il nostro organismo, intorno al nostro organismo, al nostro  
e con il nostro organismo – una cosa dopo l’altra, che causa un’altra cosa ancora, all’infinito.” (1) 
Ciò non è distante da quanto avviene nell’evoluzione del processo cognitivo del bambino: prima le 
informazioni arrivano attraverso  i sensi, poi grazie alle esperienze ed al movimento ed  in terza 
battuta  tramite  il  linguaggio.  Anche  Piaget  la  pensava  così  se  ha  scandito  le  fasi  dello  sviluppo 
cognitivo  secondo  la  sequenza  SENSO  MOTORIA,  PREOPERATORIA  ed,  infine,  del  PENSIERO 
OPERATORIO. Del resto ogni bambino per poter assimilare concetti come durezza, peso, misura, 
contenuto, interno o esterno ad un recipiente o ad uno spazio, dimensione, confronto tra grandezze 
diverse  ecc.  compie  un’infinita  serie  di  sperimentazioni  manuali  e  sensoriali  senza  le  quali  non 
potrebbe astrarre e generalizzare. Il neuro-scienziato L. Cozolino afferma: ”La nostra esperienza 
fisica ci offre dei modelli di movimenti corporei, relazioni tra oggetti e un senso di noi stessi nello 
spazio – una specie di griglia sensoriale, motoria viscerale, che funge da infrastruttura per il nostro 
pensiero che si sta sviluppando. (…) Concetti astratti legati al nostro corpo attraverso la metafora, 
mettendo dunque in collegamento la nostra mente con il  mondo attraverso l’esperienza del nostro 
corpo”.(2) 
Un’altra obiezione che ci viene mossa è che i problemi di lateralizzazione non siano una delle cause 
delle cause dei DSA. Sostenendo che queste “teorie” sono ormai superate. E allora come mail 3 
dislessici su 5 (120 dei 190 che abbiamo seguito fino ad oggi) hanno sulla propria linea parentale dei 
mancini,  molti  dei  quali  sono  stati  contrastati  ?  E  come  è  possibile  pensare  ad  una  buona 
trasmissione neuronale in assenza di una corretta dominanza emisferica ? Abbiamo analizzato 8 casi scelti casualmente riscontrando nel 100% problemi di disforia visiva (difficoltà di coordinamento 
della muscolatura oculare collegata a deficit posturale), inducendo un loro parziale recupero grazie 
all’uso di palline rimbalzanti, racchette da ping pong e stimolazioni propriocettive. 
 Dal 2009 abbiamo studiato, affiancato e abilitato circa 190 alunni con difficoltà prassiche e D.S.A. 
ad oggi, elaborando un approccio educativo basato sull’abilitazione delle funzioni motorie chiave 
che  stanno  all’origine  del  corretto  orientamento  spazio-temporale  necessario  ad  assolvere 
efficacemente  il  compito  di  leggere,  scrivere,  incolonnare,  orientarsi  nelle  sequenze  ed  avere 
quell’autonomia operativa che consenta di avere una buona immagine di sé, indispensabile per 
attribuirsi la giusta autostima. 
Le  7  funzioni  chiave  sulle  quali  operiamo,  stimolando  i  bimbi  i  modo  ludico,  conducono  alla 
padronanza  dell’equilibrio,  alla  giusta  regolazione  tonica  (superamento  dell’ipotonia  o 
dell’ipertonia caratterizzanti  le  forme disprassiche), al miglioramento della  coordinazione oculo 
manuale ed alla fluidità coordinativa, all’ orientamento spaziale ed alla padronanza dei ritmi ed al 
superamento delle varie  forme  di dislateralità (manuale,  oculare o mista), portando gli allievi a 
consolidare la propria dominanza cerebrale attraverso l’avviamento ai vari sport lateralizzanti (ping 
pong, tennis, basket, softball, giocoleria  ecc.). 
I  risultati  ottenuti  sui  numerosi  casi  seguiti  sono  stati  confermati  da  ricerche  sul  campo  e 
documentati in 3 tesi universitarie, su 2 testi pubblicati e su vari articoli apparsi su riviste didattiche 
e  scientifiche.  Le  ultime  ricerche  inglesi,  nel  campo  della  dislessia,  parlano  di  diradazione  delle 
magno  cellule  che  hanno  la  funzione  di  favorire  la  comunicazione  interemisferica  (Stein),  di 
assottigliamento  della  corteccia  cerebellare  deputata  alla  gestione  dei  processi  coordinativi 
(Fawcett), di comorbilità disprassia-dislessia (Consensus Conferens,Crispiani) e di assottigliamento 
del corpo calloso che ha la funzione di favorire la comunicazione interemisferica attraverso le fibre 
bianche  (Vellam).  Questo  non  significa  che  la  dislessia  e  la  disprassia  siano  forme  patologiche 
organiche, significa che questi individui  hanno strutture organiche che sfavoriscono la gestione dei 
processi  visuo-motori  e  ciò  è  all’origine  delle  loro  difficoltà  linguistiche,  spaziali  e  sequenziali. 
Intervenire  precocemente  attraverso  un  mirato  training  motorio,  da  una  parte,  attenua 
notevolmente le difficoltà scolastiche di questi ragazzi, dall’altra crea le condizioni per avere una 
buona  immagine  di  sé.  D’altronde  gli  studi  sulla  plasticità  neurale  (Gastaldo,  Crispiani,  Vellam) 
dimostrano la possibilità di aumentare le interconnessioni tra le cellule nervose grazie all’esercizio 
ed al movimento. Inoltre le neuroscienze stanno svelando scenari ottimistici sull’interazione tra 
osservazione-imitazione-padronanza delle sequenze e area motoria del linguaggio. Si tratta degli 
studi sui neuroni specchio operati dalla prof. Craighero dell’università di Ferrara.   Non pensiamo sia 
causale  che  quella  docente  individui  nell’area  di  Broca  la  maggior  concentrazione  di  neuroni 
specchio, affermando che essa: “ non sembra essere l’ “area del linguaggio”, come viene affermato 
da 150 anni, quanto l’area del mettere in ordine”.(3)  

APPROCCIO PSICOMOTORIOE NEURO-FISIOLOGICO

  I NEURONI SPECCHIO SI ATTIVANO SE

  SI OSSERVANO I MOVIMENTI DEGLI ALTRI COME LE STESSE AZIONI DOVESSERO 
ESSERE COMPIUTE DALL’OSSERVATORE 
  SI VIENE ESPOSTI A STIMOLAZIONI SENSORIALI VISIVE, ACUSTICHE O OLFATTIVE 
ASSOCIABILI AD AZIONI MOTORIE  

 LA LORO ATTIVAZIONE PRODUCE

  PREATTIVAZIONE DELL’AREA MOTORIA PRIMARIA 
  MAGGIORE VELOCITA’ NELL’ESECUZIONE MOTORIA FINALIZZATA 
  APPRENDIMENTO DELLE SEQUENZE MOTORIE E LINGUISTICHE 
  STIMOLAZIONE FUNZIONALE DELL’AREA DI BROCA 
            
 LA LORO FUNZIONE SEMBRA FINALIZZATA ALLA FACILITAZIONE    DELL’APPRENDIMENTO IN QUANTO…  
                                  
  Preparano a fare allo stesso modo 
  Predispongono il soggetto ad essere efficace rispetto al fine da raggiungere 
  Abituano a rispettare l’esatta sequenza cronologica delle azioni 
  Facilitano l’ampliamento del “Vocabolario prassico” 
  Utilizzano la medesima Area di Broca utilizzata per l’organizzazione del 
linguaggio 

“L’area di Broca (…) costituisce il centro nodale del sistema dei neuroni specchio nell’uomo, ossia 
si attiva durante la visione di azioni eseguite dagli altri e anche durante l’esecuzione di movimenti 
di bocca e mano”. (Pag. 100) Dai primi mesi di vita, al termine dell’infanzia il bambino 
osserva, assimila, fa prove ed errori e si specializza sempre di più nell’eseguire i gesti 
e le parole che gli consentiranno di soddisfare i propri bisogni e di raggiungere gli scopi 

I NEURONI SPECCHIO SI ATTIVANO SE LA LORO ATTIVAZIONE PRODUCE   LA LORO FUNZIONE SEMBRA FINALIZZATA  ALLA FACILITAZIONE DELL’APPRENDIMENTO  IN QUANTO

… che  si  prefigge.  Una  prova  indiretta  della  stretta  connessione  tra  osservazione-
sperimentazione motoria e linguaggio potrebbe essere l’alta percentuale di soggetti 
con D.S.A. tra coloro che sono cresciuti all’interno di istituti nei quali non vi erano 
sufficienti stimolazioni visive, linguistiche e motorie che le figure parentali forniscono 
normalmente durante l’accudimento. 

 ANALOGIE TRA COMPETENZA LINGUISTICA E COMPETENZA MOTORIA 

  ENTRAMBE RICHIEDONO SEQUENZIALITA’ TEMPORALE 
  ENTRAMBE SONO ORIENTATE AL RAGGIUNGIMENTO DI UN FINE 
  ENTRAMBE UTILIZZANO UN VOCABOLARIO 
  ENTRAMBE UTILIZZANO L’AREA DI BROCA 
  ENTRAMBE CRESCONO GRAZIE ALL’OSSERVAZIONE E ALL’ALLENAMENTO 
  ENTRAMBE AIUTANO IL SOGGETTO A MUOVERSI SICURO NEL SUO AMBIENTE 
  ENTRAMBE INCREMENTANO L’AUTOSTIMA 
  ENTRAMBE UTILIZZANO PLURALITA’ DI DISTRETTI CEREBRALI CON FLUSSI 
SINAPTICI COSI’ VELOCI DA DIVENTARE SUBLIMINALI AL NOSTRO STUDIO 
  ENTRAMBE COINVOLGONO L’ALTRA FUNZIONE PARLANDO DEVO ARTICOLARE 
PARTI CORPOREE, LEGGENDO DEVO AVERE COORDINAZIONE VISUO-
MOTORIA, MUOVENDOMI COMUNICO IN MODO NON VERBALE EVOCANDO 
REAZIONI E SIGNIFICATI 
“A proposito della percezione di mano, abbiamo detto che il vocabolario delle azioni formatosi 
sulla base dell’esperienza motoria viene utilizzato non solo per pianificare accuratamente le azioni 
che devono essere eseguite ma anche per tradurre direttamente in termini motori le azioni osservate 
e poterle interpretare e prevederne le conseguenze. Per la percezione dei suoni linguistici, l’ipotesi è 
esattamente la stessa: l’attivazione del nostro sistema fonatorio ci permette di comprendere e 
prevedere i suoni linguistici dell’altro” (Pag. 96) 

 Muoversi é progettare. Asse Motorio-Linguistico-Concettuale

Il fatto che i neuroni specchio abbiano la loro collocazione prevalente sull'area del linguaggio e che 
si attivino quando si pensa ad un movimento o lo si vede fare da altri, li etichetta come 
elettivamente  connessi alla ns impostazione di lavoro. 
ANALOGIE TRA COMPETENZA LINGUISTICA E COMPETENZA MOTORIA  I I
Muoversi é progettare.
Asse Motorio-Linguistico-ConcettualePensare o osservare  un movimento significa strutturare il pensiero procedurale delle azioni 
necessarie a raggiungere uno scopo. Il lavoro di pulizia e di ottimizzazione della viabilità neuro-
motoria che la “Motricità Finalizzata” attiva rende maggiormente fluide le connessioni e rimuove 
gli ostacoli allo sviluppo del pensiero e delle operazioni mentali procedurali.  
Io concettualmente dico che progettare un movimento, vederlo agire da altri è una forma di 
organizzazione sequenziale finalizzata, da cui mi sembra molto plausibile che funzioni affini siano 
situate in aree che svolgono l'ordine procedurale linguistico, motorio o matematico. 
Che 12 bambini dai 7 ai 12 anni siano migliorati bel 60 % delle aree scolastiche praticando i nostri 
esercizi per  5 mesi e senza alcun  intervento logopedico, è  un fatto e in  quanto tale è un  dato 
oggettivo.  Lo abbiamo dimostrato e documentato. (4) Il problema non è tanto aver ragione, quanto 
considerare i costi sociali, etici e familiari della chiusura a questo nostro approccio metodologico, in 
termini di mancata offerta di opportunità abilitative alla popolazione scolastica. La divulgazione 
degli strumenti metodologici gratuiti che abbiamo messo in rete e la pianificazione di un progetto 
formativo per docenti delle scuole d’infanzia, primaria e di scienze motorie avrebbe un inestimabile 
valore in termini di prevenzione e di diffusione del benessere. (5)  

(1) A. Damasio, (99) ,“Emozione e coscienza”, Milano , Adelphi, pag. 229 
(2) L. Cozolino, (08), “Il cervello sociale”, Milano, Cortina, pag. 76 
(3) L. Craighero, (10), “Neuroni Specchio”, Il Mulino, Bologna, pag.103 
(4) Lodi, Barbieri…, “Corporeità e difficoltà di apprendimento – Motricità e successo educativo”, 
Brescia, La scuola, 2014 
(5) Youtube: “Meno dislessia più corporeità” oppure “Comitato Vivere Insieme” (Autoformazione 
docenti -  Prevenzione del disagio). 

Prof. Daniele LODI


sabato 22 ottobre 2016

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26738726






https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26738726

A2DA: OGNI VACCINO PRODUCE UN DANNO MICROVASCOLARE; LE D...

A2DA: OGNI VACCINO PRODUCE UN DANNO MICROVASCOLARE; LE D...: http://www.vacciniinforma.it/2015/03/31/ogni-vaccino-produce-un-danno-microvascolare-le-dichiarazioni-del-dr-andrew-moulden/2289

OGNI VACCINO PRODUCE UN DANNO MICROVASCOLARE; LE DICHIARAZIONI DEL DR. ANDREW MOULDEN






http://www.vacciniinforma.it/2015/03/31/ogni-vaccino-produce-un-danno-microvascolare-le-dichiarazioni-del-dr-andrew-moulden/2289

Tutti i Vaccini analizzati risultano contaminati da Particelle Inorganiche e Metalli Pesanti

di Stefano Montanari, direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena, che fa ricerche e pubblicazioni nel campo delle nanopatologie (tutto ciò che è causato da nanoparticelle inquinanti) – Feb 2013
21 vaccini esaminati, 21 vaccini contaminati da particelle solide, inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibiliIn altri paesi del mondo, questa notizia, avrebbe fatto saltare teste e poltrone di dirigenti sanitari, tecnici e politici, probabilmente sarebbe intervenuta anche la magistratura, ma in Italia no, questo non avviene. In questo paese una notizia del genere non viene diffusa e se si diffondesse verrebbe immediatamente ridimensionata attraverso la macchina del fango.
Una diecina d’anni fa lavorando per una tesi di laurea, analizzammo 19 campioni vaccini tutti diversi tra loro e li trovammo tutti inquinati da micro- e nanoparticelle di composizione chimica piuttosto varia.
Quasi un paio d’anni fa, su richiesta della trasmissione TV Le Iene, analizzammo un campione del vaccino anti-papilloma virus, trovandolo pure quello inquinato. Nonostante le ore di ripresa effettuate e la mia intervista con Roberto Biasio, direttore medico della Sanofi Pasteur, la distributrice del prodotto, il servizio non andò mai in onda.
Può essere interessante riferire come la rivista Il Salvagente abbia pubblicato una lunga intervista con me (n. 38 – 27 settembre – 4 ottobre 2012) cui, nello stesso numero, rispose il dottor Biasio secondo il quale le nostre analisi sono “condotte con metodologia seria” ma non c’è motivo di allarme perché non ci sono leggi che normino quelle presenze per indebite che quelle siano. Altra affermazione è che i nostri ritrovamenti sono “rarissimi casi isolati”, cosa quanto meno bizzarra perché non ci è mai capitato di trovare vaccini puliti e la probabilità d’imbroccare ogni volta un caso rarissimo è di un’improbabilità assoluta. Inoltre – aggiunge ancora Biasio – se ci sono particelle in un vaccino, il medico se ne accorge con una semplice ispezione visiva. Questo significa che il medico, guardando la fiala prima dell’iniezione, vede ad occhio qualcosa che è visibile solo al microscopio elettronico.
Altrettanto interessante, sempre nello stesso numero della rivista, è ciò che sostiene Stefania Salmaso, direttrice del Centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità. La tesi è che le nostre analisi sono “estemporanee e non ripetibili”. Il che è quanto meno curioso, se non altro perché non è chiaro l’uso dell’aggettivo estemporaneo, non fosse altro che perché la metodologia che noi abbiamo messo a punto è validata dalla Comunità Europea e mia moglie è inserita dai suoi colleghi a livello planetario in quello che si chiama College of Fellows, il gruppo in cui sono riuniti i 32 scienziati più grandi del mondo nel settore della bioingegneria e dei biomateriali. Quanto alla non ripetibilità, temo che la dottoressa Salmaso non abbia le idee chiare in proposito, essendo tutto perfettamente riproducibile a patto, naturalmente, di sapere che cosa cercare e come fare. In aggiunta c’è la dichiarazione sempre della dottoressa Salmaso secondo cui ogni lotto di vaccino è controllato da “una serie di controlli di qualità stringenti standardizzati”. Non resta che interrogarsi sulla metodologia con cui quei controlli sono effettuati.
Qualche anno fa sono riusciti a controllare altri due vaccini, trovandoli ambedue inquinati sempre da polveri inorganiche non biocompatibili. Così, in totale, 21 sono i campioni di vaccini analizzati, vaccini diversi per produzione e per indicazione, e per 21 volte il risultato è stato lo stesso: più o meno come fare 13 al totocalcio 21 volte di seguito.
Concludendo, l’oggettività delle analisi indica che quelle polveri contengono un po’ di tutto, dal Nichel al Piombo, e sono in ogni caso incompatibili con l’organismo umano. Ognuno valuti da sé.
****
di NapoliTime
Il dottor Montanari e la dottoressa Gatti, quando a fine ottobre vennero ritirati dal mercato i vaccini della Novartis, riuscirono ad acquistare in extremis il vaccino antinfluenzale Agrippal S1, per analizzarlo. Il risultato? Sempre lo stesso: vaccino contaminato da micro e nanoparticelle inorganiche (Acciaio, Bario, Titanio, Silicio, blocchetti di Calcio), tutte particelle solide, piccole e meno piccole, ma tutto come già riscontrato negli altri 20 vaccini che avevano controllato in precedenza.
NapoliTime ha contattato l’ufficio stampa della Novartis per ottenere una dichiarazione in merito. Abbiamo lasciato i recapiti, ma invano. Il Dottor Montanari della Nanodiagnostics di Modena invece ci ha risposto, ecco le sue parole:
Dottor Montanari, i vaccini. Le case farmaceutiche ci sono cascate di nuovo?
Io stesso non riesco a spiegarmelo: 21 bersagli centrati su 21 cominciano ad essere un bel punteggio.Mi chiedo anch’io come sia possibile che su 21 vaccini analizzati nel nostro laboratorio – in ogni caso, va detto, sempre su una sola confezione e non su lotti interi – ogni volta si sia rilevato un inquinamento da polveri inorganiche. Escludo subito, magari come atto di fede, che le case farmaceutiche introducano quella roba di proposito i loro prodotti. Non sono un tifoso delle dietrologie, e poi non ne vedrei lo scopo. Il fatto è che queste particelle ci sono e una spiegazione va trovata. Nascondere la testa sotto la sabbia come fanno troppi medici, soprattutto pediatri, o come fa con ingenua arroganza l’Istituto superiore di sanità affermando che le nostre sono indagini “estemporanee e non riproducibili” non solo non fa onore all’Istituto ma è senz’altro motivo di preoccupazione per la gente che si ritrova abbandonata da chi, invece, dovrebbe operare per la salvaguardia della salute.
Impossibile non chiedersi come si possa liquidare un’indagine, pur con tutti i limiti sulle quantità di campioni controllati, che, al di fuori di ogni possibile discussione, non può non far rizzare le antenne a chi è istituzionalmente chiamato a proteggere la salute pubblica. Tanto per chiarire, il nostro è uno dei laboratori di punta nell’ambito della Comunità Europea e di questo testimonia la Comunità stessa. Insomma, piaccia o no, pur tra mille difficoltà e ristrettezze, noi sappiamo lavorare. A questo punto, sarebbe di estremo interesse poter analizzare tutti i vaccini disponibili almeno sul territorio nazionale, cosa che, purtroppo, non ci è possibile per varie ragioni, la sottrazione del nostro microscopio elettronico da parte di Beppe Grillo in primis, una situazione che ci costringe a veri e propri salti mortali per poter continuare le ricerche restando indipendenti.”
Le sue scoperte, presenza di particelle non biocompatibili nei vaccini, sono pubbliche da tempo. Perché secondo lei le case farmaceutiche non correggono questi errori di produzione?
“Bisogna essere realisti. Le case farmaceutiche sono imprese industriali e commerciali il cui unico scopo è quello di ottenere risultati economici che siano i più ricchi possibili. Io non le critico per questo: benché le nostre rispettive visioni etiche del mondo siano agli antipodi, io accetto la situazione. Sono gli organi di controllo che mi lasciano perplesso: dovrebbero fare il loro dovere e, invece, questo non accade. Se il fatto sia dovuto a denaro che circola sottobanco, a incapacità tecnica, a ignoranza, a chiusura mentale, a pigrizia o ad altro non potrei dire e, tutto sommato, m’interessa poco. A ottobre dell’anno scorso io fui chiamato dai NAS di Roma per raccontare di ciò che avevamo trovato fino ad allora in laboratorio. Andai, illustrai il tutto, lasciai la documentazione e non seppi più nulla. Il fatto è che troppo spesso ci troviamo di fronte a situazioni che – e lo dico da cittadino comune – avremmo tutto il diritto che non esistessero, non fosse altro che perché noi quella gente, i controllori, la paghiamo e abbiamo non il dovere ma il diritto di godere della loro affidabilità. Per venire più puntualmente alla sua domanda, fatta la premessa iniziale, le case farmaceutiche non intervengono per i motivi illustrati molto onestamente dal dottor Roberto Biasio, direttore medico della Sanofi Pasteur MSD, la distributrice del vaccino anti-papilloma virus che noi analizzammo nel 2011. Le sue parole a proposito delle nostre analisi furono: “Sono condotte con metodologia seria, ma non sono pertinenti agli standard di qualità richiesti dalle procedure di produzione e rilascio di lotti di vaccini” (Il Salvagente n. 38 pag 39). Tradotto, “nulla da dire sulle analisi del laboratorio Nanodiagnostics, ma nessuno ci chiede di fare quei controlli.” Devo dire di avere apprezzato la franchezza e, in un certo senso, la correttezza del dottor Biasio, un atteggiamento molto diverso da quello dell’Istituto superiore di sanità, e un atteggiamento direi quasi sportivo tenuto da qualcuno che proprio una nostra analisi aveva colpito. Insomma, per concludere, nessuno chiede ai produttori di far sì che le polveri non siano nei vaccini e nessuno, poi, controlla il prodotto finito sotto quell’aspetto.”
Ciò che ha trovato nei vaccini, che danni potrebbe provocare una volta inoculato?
“Ci sono differenze importanti tra vaccino e vaccino di cui va tenuto conto. L’ultimo prodotto che siamo riusciti ad analizzare è un antinfluenzale, l’Agrippal S1 della Novartis, uno dei quattro che hanno circolato per un po’ e poi sono stati ritirati. Nella stragrande maggioranza dei casi, somministrando il farmaco a un adulto, ritengo che non succeda assolutamente nulla. La piccola dose di liquido non può altro che contenere una quantità in assoluto molto modesta di polveri inorganiche, e sappiamo per esperienza che, in genere, perché s’inneschi una reazione patologica da particelle occorre che queste raggiungano una concentrazione critica, concentrazione critica impossibile da prevedere caso per caso, in un determinato organo o tessuto e in un determinato punto o in più punti. Un’eventualità teorica che meriterebbe approfondimento è quella che una o più particelle entrino nel nucleo di una o più cellule, fenomeno che noi dimostrammo possibile già una decina di anni fa e che fu poi al centro di una ricerca europea diretta da mia moglie, la dottoressa Antonietta Gatti. In quel caso, se avvenisse, si potrebbe avere un’interferenza con il DNA con tutto quanto ne può conseguire se una cellula si riproduce in modo patologico. Una cosa che io trovo buffa è l’avvertenza riportata in tutti i foglietti illustrativi che accompagnano i vaccini. Lì si scrive, del tutto giustamente, che il farmaco non va somministrato se il ricevente è allergico ad un componente o a più di uno. Impossibile non chiedersi come si faccia a sapere quali sono i componenti dei vaccini se, come avviene di norma, ne viene denunciata solo una parte. Quanto agli inquinanti, poi. Per esempio, quando nel prodotto c’è Nichel in polvere e il soggetto è allergico al Nichel, cosa tutt’altro che rara, ecco che né chi somministra il vaccino né chi subisce l’iniezione può essere al corrente di che cosa andrà ad accadere, non essendo messo al corrente della situazione reale. Comunque sia, la reazione avversa, quando c’è, si manifesta immediatamente o, al massimo, entro un giorno, rarissimamente due. Altro caso è quello tipico dei militari. A loro viene somministrato contemporaneamente un insieme di vaccini diversi, con questo costringendo l’organismo ad uno stress molto lontano dal normale.
Gli inquinanti particolati, poi, sempre che sino presenti, non possono certo avere un’azione benefica. Da qui ad ipotizzare che i vaccini somministrati in quella maniera, una maniera che pure è fuori da ogni ragionevolezza, possa indurre forme di cancro il passo è troppo lungo e non esiste la minima prova scientifica in proposito. Molto diverso è lo scenario nei bambini. Senza entrare nell’assurdità biologica di pretendere d’indurre immunità in un soggetto il cui sistema immunitario è ancora immaturo, c’è, molto semplicemente, la questione della massa corporea. Ammettendo di avere un vaccino inquinato, s’iniettano vaccino e particelle in un organismo piccolo per volume e, per questo, la loro densità sarà ben maggiore di quella che sarebbe in un adulto. Per di più, la fisiologia del bambino, spesso appena un lattante, è vivacissima.
Nessuna meraviglia se queste particelle arrivano al sistema nervoso centrale e, d’improvviso, il bambino manifesta irrequietezza, turbe del sonno, difficoltà di relazione, ecc. Malauguratamente, inutile illudersi: quelle forme patologiche sono croniche. Autismo? Narcolessia? Non c’è nessun fondamento scientifico per escluderli. Il mio parere, ma qui si tratta solo di un parere, è che anche quelle patologie siano a buon diritto inseribili nell’elenco degli effetti collaterali delle vaccinazioni.Voglio che il mio punto di vista sia chiaro: non è tanto il vaccino in quanto tale ad essere deleterio, ma tutte le aggiunte che vengono fatte, dai conservanti agli stabilizzanti, dagli antibiotici agli adiuvanti fino, ahimè, agli inquinanti.