Pericolosi pregiudizi sui Deficit Specifici di Apprendimento
Stiamo operando una ricerca nel campo dei Deficit Specifici di Apprendimento e incontriamo,
oramai da 4 anni, resistenze e pregiudizi da parte del mondo scientifico e degli “Addetti ai lavori”.
Ci sentiamo in dovere di chiarire alcuni punti fondamentali in nome di quelle migliaia di bimbi in
difficoltà e delle loro famiglie che potranno beneficiare di un futuro più sereno se solo ci fosse un
minimo di disponibilità a prendere in esame i risultati che stiamo ottenendo. I nostri bimbi
migliorano autostima, padronanza esecutiva e prestazioni scolastiche esercitandosi e giocando in
modo mirato e, siccome è troppo banale pensare che ciò possa attenuare i loro deficit , ci viene
obiettato che i miglioramenti ottenuti non dipendono sicuramente dal rapporto tra disprassia e
dislessia.
Considerare la Comorbilità tra dislessia e disprassia come motivo di mancata interferenza tra i due
fenomeni è insensato, non corretto e tendenzioso. Insensato, in quanto se due fenomeni si
presentano simultaneamente ciò deve indurre a considerarli collegati e non a se stanti. Non
corretto scientificamente in quanto la presenza simultanea induce a cercare le cause della
comorbilità in oggetto. Potremmo cercare di attribuire al termine comorbilità il significato preciso
attraverso la scelta di alcuni sinonimi: compresenza, simultaneatità, interessamento
contemporaneo, contiguità, cointeressamento, probabile legame ma non certo con: estraneità,
disconnessione, fenomeno avulso…
Tendenziosa è la volontà di separare ciò che i dati derivanti dall’osservazione dei casi presentano
uniti. Non ammettere l’evidenza può trovare la propria spiegazione nella metodologia di ricerca
basata su osservazioni eseguite con parametrici psicometrici eseguiti in studio ed orientati alla
misurazione fenomenologica del deficit, senza occuparsi delle difficoltà strutturali (visuo motorie,
prassiche e di organizzazione spazio-temporale) che originano il deficit. Che semplici educatori
motori lavorino in questo senso ottenendo risultati importanti utilizzando una metodologia di
riassetto coordinativo psico-motorio sulle funzioni chiave che stanno alla base dell’orientamento
spazio-temporale, della discriminazione delle forme e della padronanza della coordinazione oculo-
manuale può disturbare chi, per mestiere, definisce, dignostica e utilizza un settore scientifico
come veicolo per la propria affermazione.
Che i procedimenti della lettura, della scrittura di parole e numeri e del calcolo richiedano la
padronanza dei requisiti del riconoscimento delle forme, della loro successione nello spazio e dei
loro rapporti di collocazione reciproca è un dato di fatto che non necessita di dimostrazioni. Che gli
stessi processi necessitino di un corretto utilizzo delle funzioni visuo-motorie è ovvio. Che il
procedimento della scrittura richieda sicurezza nella coordinazione oculo-manuale e che una sua
alterazione possa causare DIS-grafia, DIS-lessia o DIS-calculia è altrettanto ovvio. Che lavorando
intensivamente sulla padronanza degli elementi coordinativi visuo motori, spaziali e lateralizzanti,
propriocettivi e di gestione di tono muscolare e fluidità ritmica sia utile a soggetti che manifestano
disprassie, mi pare naturale e altrettanto ovvio. Dovrebbero essere questi scienziati rigorosamente
rinchiusi nei loro studi a dimostrarci il contrario. Quanto la “Motricità finalizzata” riesca a produrre negli allievi con DSA è perfettamente in linea non solo con l’impostazione del prof. P.
Crispiani ma anche con le indicazioni della Consensus Conferens svoltasi a Montecatini nel 2005:
“ Raccomandazioni per la pratica clinica definite con il metodo della Consensus Conference ”
Diagnosi funzionale.
L’approfondimento del profilo del disturbo è fondamentale per la qualificazione funzionale del
disturbo. La valutazione delle componenti dell’apprendimento si approfondisce e si amplia ad altre
abilità fondamentali o complementari (linguistiche, percettive, prassiche, visuomotorie, attentive,
mestiche,) ai fattori ambientali e alle condizioni emotive e relazionali per una presa in carico globale
Segni precoci
1. Le difficoltà nelle competenze comunicativo-linguistiche, motorioprassiche, uditive e
visuospaziali in età prescolare sono possibili indicatori di rischio di DSA, soprattutto in
presenza di una anamnesi familiare positiva. La pratica clinica evidenzia un’alta presenza di
comorbilità sia fra i disturbi specifici dell’apprendimento sia con altre condizioni cliniche
quali disprassie, disturbi del comportamento e dell’umore, ADHD, disturbi d’ansia, ecc.
A suffragio di quanto sto affermando riporterò varie citazioni del neurofisiolo Antonio Damasio:
“L’intera costruzione della conoscenza, dalle forme semplici a quelle complesse, dalla conoscenza
non verbale per immagini a quella letteraria verbale dipende dalla capacità di creare mappe di ciò
che accade nel corso del tempo dentro il nostro organismo, intorno al nostro organismo, al nostro
e con il nostro organismo – una cosa dopo l’altra, che causa un’altra cosa ancora, all’infinito.” (1)
Ciò non è distante da quanto avviene nell’evoluzione del processo cognitivo del bambino: prima le
informazioni arrivano attraverso i sensi, poi grazie alle esperienze ed al movimento ed in terza
battuta tramite il linguaggio. Anche Piaget la pensava così se ha scandito le fasi dello sviluppo
cognitivo secondo la sequenza SENSO MOTORIA, PREOPERATORIA ed, infine, del PENSIERO
OPERATORIO. Del resto ogni bambino per poter assimilare concetti come durezza, peso, misura,
contenuto, interno o esterno ad un recipiente o ad uno spazio, dimensione, confronto tra grandezze
diverse ecc. compie un’infinita serie di sperimentazioni manuali e sensoriali senza le quali non
potrebbe astrarre e generalizzare. Il neuro-scienziato L. Cozolino afferma: ”La nostra esperienza
fisica ci offre dei modelli di movimenti corporei, relazioni tra oggetti e un senso di noi stessi nello
spazio – una specie di griglia sensoriale, motoria viscerale, che funge da infrastruttura per il nostro
pensiero che si sta sviluppando. (…) Concetti astratti legati al nostro corpo attraverso la metafora,
mettendo dunque in collegamento la nostra mente con il mondo attraverso l’esperienza del nostro
corpo”.(2)
Un’altra obiezione che ci viene mossa è che i problemi di lateralizzazione non siano una delle cause
delle cause dei DSA. Sostenendo che queste “teorie” sono ormai superate. E allora come mail 3
dislessici su 5 (120 dei 190 che abbiamo seguito fino ad oggi) hanno sulla propria linea parentale dei
mancini, molti dei quali sono stati contrastati ? E come è possibile pensare ad una buona
trasmissione neuronale in assenza di una corretta dominanza emisferica ? Abbiamo analizzato 8 casi scelti casualmente riscontrando nel 100% problemi di disforia visiva (difficoltà di coordinamento
della muscolatura oculare collegata a deficit posturale), inducendo un loro parziale recupero grazie
all’uso di palline rimbalzanti, racchette da ping pong e stimolazioni propriocettive.
Dal 2009 abbiamo studiato, affiancato e abilitato circa 190 alunni con difficoltà prassiche e D.S.A.
ad oggi, elaborando un approccio educativo basato sull’abilitazione delle funzioni motorie chiave
che stanno all’origine del corretto orientamento spazio-temporale necessario ad assolvere
efficacemente il compito di leggere, scrivere, incolonnare, orientarsi nelle sequenze ed avere
quell’autonomia operativa che consenta di avere una buona immagine di sé, indispensabile per
attribuirsi la giusta autostima.
Le 7 funzioni chiave sulle quali operiamo, stimolando i bimbi i modo ludico, conducono alla
padronanza dell’equilibrio, alla giusta regolazione tonica (superamento dell’ipotonia o
dell’ipertonia caratterizzanti le forme disprassiche), al miglioramento della coordinazione oculo
manuale ed alla fluidità coordinativa, all’ orientamento spaziale ed alla padronanza dei ritmi ed al
superamento delle varie forme di dislateralità (manuale, oculare o mista), portando gli allievi a
consolidare la propria dominanza cerebrale attraverso l’avviamento ai vari sport lateralizzanti (ping
pong, tennis, basket, softball, giocoleria ecc.).
I risultati ottenuti sui numerosi casi seguiti sono stati confermati da ricerche sul campo e
documentati in 3 tesi universitarie, su 2 testi pubblicati e su vari articoli apparsi su riviste didattiche
e scientifiche. Le ultime ricerche inglesi, nel campo della dislessia, parlano di diradazione delle
magno cellule che hanno la funzione di favorire la comunicazione interemisferica (Stein), di
assottigliamento della corteccia cerebellare deputata alla gestione dei processi coordinativi
(Fawcett), di comorbilità disprassia-dislessia (Consensus Conferens,Crispiani) e di assottigliamento
del corpo calloso che ha la funzione di favorire la comunicazione interemisferica attraverso le fibre
bianche (Vellam). Questo non significa che la dislessia e la disprassia siano forme patologiche
organiche, significa che questi individui hanno strutture organiche che sfavoriscono la gestione dei
processi visuo-motori e ciò è all’origine delle loro difficoltà linguistiche, spaziali e sequenziali.
Intervenire precocemente attraverso un mirato training motorio, da una parte, attenua
notevolmente le difficoltà scolastiche di questi ragazzi, dall’altra crea le condizioni per avere una
buona immagine di sé. D’altronde gli studi sulla plasticità neurale (Gastaldo, Crispiani, Vellam)
dimostrano la possibilità di aumentare le interconnessioni tra le cellule nervose grazie all’esercizio
ed al movimento. Inoltre le neuroscienze stanno svelando scenari ottimistici sull’interazione tra
osservazione-imitazione-padronanza delle sequenze e area motoria del linguaggio. Si tratta degli
studi sui neuroni specchio operati dalla prof. Craighero dell’università di Ferrara. Non pensiamo sia
causale che quella docente individui nell’area di Broca la maggior concentrazione di neuroni
specchio, affermando che essa: “ non sembra essere l’ “area del linguaggio”, come viene affermato
da 150 anni, quanto l’area del mettere in ordine”.(3)
APPROCCIO PSICOMOTORIOE NEURO-FISIOLOGICO
I NEURONI SPECCHIO SI ATTIVANO SE
SI OSSERVANO I MOVIMENTI DEGLI ALTRI COME LE STESSE AZIONI DOVESSERO
ESSERE COMPIUTE DALL’OSSERVATORE
SI VIENE ESPOSTI A STIMOLAZIONI SENSORIALI VISIVE, ACUSTICHE O OLFATTIVE
ASSOCIABILI AD AZIONI MOTORIE
LA LORO ATTIVAZIONE PRODUCE
PREATTIVAZIONE DELL’AREA MOTORIA PRIMARIA
MAGGIORE VELOCITA’ NELL’ESECUZIONE MOTORIA FINALIZZATA
APPRENDIMENTO DELLE SEQUENZE MOTORIE E LINGUISTICHE
STIMOLAZIONE FUNZIONALE DELL’AREA DI BROCA
LA LORO FUNZIONE SEMBRA FINALIZZATA ALLA FACILITAZIONE DELL’APPRENDIMENTO IN QUANTO…
Preparano a fare allo stesso modo
Predispongono il soggetto ad essere efficace rispetto al fine da raggiungere
Abituano a rispettare l’esatta sequenza cronologica delle azioni
Facilitano l’ampliamento del “Vocabolario prassico”
Utilizzano la medesima Area di Broca utilizzata per l’organizzazione del
linguaggio
“L’area di Broca (…) costituisce il centro nodale del sistema dei neuroni specchio nell’uomo, ossia
si attiva durante la visione di azioni eseguite dagli altri e anche durante l’esecuzione di movimenti
di bocca e mano”. (Pag. 100) Dai primi mesi di vita, al termine dell’infanzia il bambino
osserva, assimila, fa prove ed errori e si specializza sempre di più nell’eseguire i gesti
e le parole che gli consentiranno di soddisfare i propri bisogni e di raggiungere gli scopi
I NEURONI SPECCHIO SI ATTIVANO SE LA LORO ATTIVAZIONE PRODUCE LA LORO FUNZIONE SEMBRA FINALIZZATA ALLA FACILITAZIONE DELL’APPRENDIMENTO IN QUANTO
… che si prefigge. Una prova indiretta della stretta connessione tra osservazione-
sperimentazione motoria e linguaggio potrebbe essere l’alta percentuale di soggetti
con D.S.A. tra coloro che sono cresciuti all’interno di istituti nei quali non vi erano
sufficienti stimolazioni visive, linguistiche e motorie che le figure parentali forniscono
normalmente durante l’accudimento.
ANALOGIE TRA COMPETENZA LINGUISTICA E COMPETENZA MOTORIA
ENTRAMBE RICHIEDONO SEQUENZIALITA’ TEMPORALE
ENTRAMBE SONO ORIENTATE AL RAGGIUNGIMENTO DI UN FINE
ENTRAMBE UTILIZZANO UN VOCABOLARIO
ENTRAMBE UTILIZZANO L’AREA DI BROCA
ENTRAMBE CRESCONO GRAZIE ALL’OSSERVAZIONE E ALL’ALLENAMENTO
ENTRAMBE AIUTANO IL SOGGETTO A MUOVERSI SICURO NEL SUO AMBIENTE
ENTRAMBE INCREMENTANO L’AUTOSTIMA
ENTRAMBE UTILIZZANO PLURALITA’ DI DISTRETTI CEREBRALI CON FLUSSI
SINAPTICI COSI’ VELOCI DA DIVENTARE SUBLIMINALI AL NOSTRO STUDIO
ENTRAMBE COINVOLGONO L’ALTRA FUNZIONE PARLANDO DEVO ARTICOLARE
PARTI CORPOREE, LEGGENDO DEVO AVERE COORDINAZIONE VISUO-
MOTORIA, MUOVENDOMI COMUNICO IN MODO NON VERBALE EVOCANDO
REAZIONI E SIGNIFICATI
“A proposito della percezione di mano, abbiamo detto che il vocabolario delle azioni formatosi
sulla base dell’esperienza motoria viene utilizzato non solo per pianificare accuratamente le azioni
che devono essere eseguite ma anche per tradurre direttamente in termini motori le azioni osservate
e poterle interpretare e prevederne le conseguenze. Per la percezione dei suoni linguistici, l’ipotesi è
esattamente la stessa: l’attivazione del nostro sistema fonatorio ci permette di comprendere e
prevedere i suoni linguistici dell’altro” (Pag. 96)
Muoversi é progettare. Asse Motorio-Linguistico-Concettuale
Il fatto che i neuroni specchio abbiano la loro collocazione prevalente sull'area del linguaggio e che
si attivino quando si pensa ad un movimento o lo si vede fare da altri, li etichetta come
elettivamente connessi alla ns impostazione di lavoro.
ANALOGIE TRA COMPETENZA LINGUISTICA E COMPETENZA MOTORIA I I
Muoversi é progettare.
Asse Motorio-Linguistico-ConcettualePensare o osservare un movimento significa strutturare il pensiero procedurale delle azioni
necessarie a raggiungere uno scopo. Il lavoro di pulizia e di ottimizzazione della viabilità neuro-
motoria che la “Motricità Finalizzata” attiva rende maggiormente fluide le connessioni e rimuove
gli ostacoli allo sviluppo del pensiero e delle operazioni mentali procedurali.
Io concettualmente dico che progettare un movimento, vederlo agire da altri è una forma di
organizzazione sequenziale finalizzata, da cui mi sembra molto plausibile che funzioni affini siano
situate in aree che svolgono l'ordine procedurale linguistico, motorio o matematico.
Che 12 bambini dai 7 ai 12 anni siano migliorati bel 60 % delle aree scolastiche praticando i nostri
esercizi per 5 mesi e senza alcun intervento logopedico, è un fatto e in quanto tale è un dato
oggettivo. Lo abbiamo dimostrato e documentato. (4) Il problema non è tanto aver ragione, quanto
considerare i costi sociali, etici e familiari della chiusura a questo nostro approccio metodologico, in
termini di mancata offerta di opportunità abilitative alla popolazione scolastica. La divulgazione
degli strumenti metodologici gratuiti che abbiamo messo in rete e la pianificazione di un progetto
formativo per docenti delle scuole d’infanzia, primaria e di scienze motorie avrebbe un inestimabile
valore in termini di prevenzione e di diffusione del benessere. (5)
(1) A. Damasio, (99) ,“Emozione e coscienza”, Milano , Adelphi, pag. 229
(2) L. Cozolino, (08), “Il cervello sociale”, Milano, Cortina, pag. 76
(3) L. Craighero, (10), “Neuroni Specchio”, Il Mulino, Bologna, pag.103
(4) Lodi, Barbieri…, “Corporeità e difficoltà di apprendimento – Motricità e successo educativo”,
Brescia, La scuola, 2014
(5) Youtube: “Meno dislessia più corporeità” oppure “Comitato Vivere Insieme” (Autoformazione
docenti - Prevenzione del disagio).
Prof. Daniele LODI
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